Comunità greca, è battaglia ricorso contro il presidente

VENEZIA. È guerra anche giudiziaria all’interno della comunità dei Greci Ortodossi di Venezia, la più antica di Venezia visto che risale alla fine del 1400 e che gestisce la chiesetta di San Giorgio dei Greci e l’Istituto ellenico con il museo. Quattro dipendenti di quest’ultimo, infatti, hanno presentato con l’avvocato Dario Bianchini un ricorso urgente all’autorità giudiziaria perché intervenga e sulla base del Codice civile revochi due delibere della Consulta, una specie di consiglio d’amministrazione, quella che hanno modificato il regolamento per le votazioni e la seconda che ha ratificato la nomina a presidente di Kostantina Balafouti. Ieri, c’è stata l’udienza davanti al giudice del Tribunale civile Martina Gasparini: la presidente Balafouti si è costituita in giudizio con l’avvocato Pier Paolo Varuzza e ha invitato le parti a presentarsi il 17 aprile per discutere.
Nel ricorso il legale dei quattro dipendenti dell’Istituto ellenico spiega che gli organi della Comunità sono l’Assemblea generale, composta da tutti coloro che sono di origine greca e vivono nel Veneto da almeno tre anni e che professano la religione ortodossa orientale; infine dalla Consulta composta da sette membri eletti dall’Assemblea che prima delle modifiche restavano in carica un solo anno. Il 5 ottobre scorso alla presenza di 18 persone sulle 92 aventi diritto e con soli sette voti favorevoli è passata la modifica che ora impedisce ai dipendenti dell’Istituto ellenico e del Consolato greco non solo possono essere eletti nella Consulta ma non possono neppure votare. Inoltre, i sette membri rimangono in carica non più un anno ma due. I quattro ricorrenti protestano perché gli è stato negato il diritto di voto, quello di scegliere i loro rappresentanti.
«Al riguardo si osserva» si legge nel ricorso, «che nel convocare l’Assemblea del 5 ottobre scorso la presidente ha genericamente indicato i punti all’ordine del giorno senza indicare che si sarebbero discusse e votato modifiche che guarda caso avrebbero pregiudicato il diritto di voto proprio di quei membri da sempre fortemente critici con le scelte della presidente sulla gestione economica». E ancora: «L’unico vero e illegittimo scopo della decisione è quello di escludere dalla partecipazione sociale coloro che non condividono le scelte gestionali della Comunità, in tal modo ledendo i diritti garantiti dall’articolo 3 della Costituzione italiana».
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