Venezia, il Consiglio di Stato obbliga a rivedere la Tari per le autorimesse

Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di Interparking: l'azienda contestava le tariffe eccessive, basate su una stima troppo alta della produzione di rifiuti.

Maria Ducoli
Parcheggio Tronchetto park
Parcheggio Tronchetto park

Il Comune dovrà rivedere il regolamento della Tari, sulle tariffe per i rifiuti applicate alle autorimesse. Lo ha stabilito una sentenza del Consiglio di Stato, accogliendo il ricorso di uno dei principali operatori del settore, Interparking, che lamentava spese illogiche, completamente fuori scala rispetto all’effettiva produzione di immondizia. Che per l’azienda è di circa tre etti l’anno per metro quadrato di struttura, mentre il Comune calcola (e tassa) quasi cinque chili a metro quadrato. La distanza tra le due posizioni è notevole, e le cifre corrono. Veloci.

Il tariffario Tari per le utenze non domestiche dello scorso anno indicava un prezzo base di 5,08 euro a metro quadro tra quota fissa e variabile. Considerando che uno stallo standard per la sosta supera i dieci metri quadrati (di norma è un 5 per 2,5) e che la sola Interparking Italia Srl, ha 3.973 posti nel parcheggio del Tronchetto e altri 160 a Mestre, davanti alla stazione, si comprende che si tratta di una partita notevole. Anche perché, se è vero che ad imboccare la strada legale è stata soltanto l’Interparking, le ricadute saranno per tutti i gestori.

La vicenda è complessa e si trascina dal 2017, quando la società ha fatto ricorso al Tar per annullare le delibere adottate dal Comune in cui veniva stabilito il tariffario per la Tari di quell’anno, che imponeva alle autorimesse di pagare 4,6 euro al metro quadrato, per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Una cifra che per il parcheggio diventa particolarmente significativa, dal momento in cui secondo il Comune verrebbero prodotti 4,9 chili di rifiuti per metro quadrato all’anno.

Nel 2019, la stessa società ha presentato una perizia con che calcolava la produzione dei rifiuti delle proprie autorimesse, decisamente al ribasso. Ed in effetti viene spontaneo chiedersi quali e quanti rifiuti può produrre un parcheggio.

Numeri alla mano, i conti non tornano fin dall’inizio: per l’autorimessa l’immondizia prodotta all’anno è pari a tre etti per metro quadrato, contro i quasi cinque chili stimati dal Comune, un dato conforme anche ad altri parcheggi con sede in realtà che, come Treviso, hanno adottato il sistema di misurazione puntuale, ovvero basato sul peso dei rifiuti effettivamente raccolti e conferiti alla società della nettezza urbana.

In primo grado, nel 2023, il Tar aveva respinto il ricorso dando ragione al Comune, ma la società non si è fermata e si è appellata al Consiglio di Stato, massimo organo della giustizia amministrativa. E il primo punto del ricorso aveva proprio a che fare con la perizia che il Tar allora non aveva preso in considerazione (si era discusso sulla possibilità che il dato fosse stimato perché misurato in mesi di bassa stagione, e introdotto il dubbio di un sistema di calcolo errato), e con la richiesta di nominare un consulente terzo che garantisse l’imparzialità.

In ogni sede della lunga contesa amministrativa, il Comune ha difeso la sua libertà nel tenere un sistema che raggruppa le attività in categorie e a ciascuna di queste assegna una tariffa misurata dalla capacità di produrre più o meno rifiuti, senza arrivare al sistema puntuale che pesa la produzione di immondizia di ogni singola realtà. È una questione di praticità e di costi, in una città così complessa, spiega l’amministrazione. I giudici confermano la discrezionalità, ma sottolineano che non ci si può allontanare dal principio secondo cui “chi inquina paga”.

«Le delibere consiliari impugnate nel presente giudizio – si legge nella sentenza – si limitano a richiamare la normativa applicabile e a dare conto dei criteri di scelta dei coefficienti correttivi per l’applicazione del metodo presuntivo alle diverse categorie di utenze non domestiche, ma non contengono alcuna motivazione in merito alla scelta di quest’ultimo metodo, né in merito all’equità delle ricadute economiche per gli utenti in relazione al principio “chi inquina paga”, pur essendo stata rappresentata dalla stessa Interparking Italia (...) la grave sproporzione della tariffa applicata alla categoria “autorimesse” calcolata col metodo presuntivo rispetto all’applicazione del sistema di misurazione puntuale della quantità dei rifiuti conferiti».

È su questo binario che il Comune è chiamato a rivedere la Tari per i parcheggi. E di conseguenza per altre categorie, perché l’ammontare degli introiti non può variare.

Per l’assessore al bilancio, Michele Zuin, è presto per commentare e, dice, bisognerà aspettare le riunioni con i tecnici del Comune che presumibilmente si svolgeranno nelle prossime settimane. «Non siamo preoccupati, non è una sentenza sconvolgente», dice. C’è la possibilità di rivedere in toto il sistema di calcolo della Tari, applicando il meccanismo a peso?

Zuin scuote la testa: «Impossibile, in una città come Venezia, soprattutto nel centro storico dove per la natura di certe attività non si riuscirebbe. Quello a peso è un sistema che può funzionare in certe realtà, ma sicuramente non qui».

In ogni caso, la sentenza del Consiglio di Stato diventa una bella grana per il Comune che dalla Tari incassa oltre 100 milioni di euro all’anno.

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