Comune pronto a rivedere l’atto urbanistico sul Gpl
CHIOGGIA. »Modificheremo il parere urbanistico sull’impianto Gpl se il Ministero dello sviluppo economico (Mise) ce lo chiederà formalmente e se ci dirà cosa farà di concreto dopo».
Il Comune apre alla possibilità di rivedere il parere di conformità urbanistica firmato nel 2014 dall’allora dirigente Mohammad Talieh Noori, ma solo a fronte di precise promesse del ministero.
Lo ha spiegato ieri il vicesindaco Marco Veronese che a Roma ha incontrato assieme al sindaco Alessandro Ferro i parlamentari Cinque stelle per chiedere di intercedere per ottenere un appuntamento al Mise in tempi brevi.
«È dal 20 gennaio che chiediamo un appuntamento», spiega Veronese, «è inverosimile che il comitato No Gpl sia già stato ricevuto dai funzionari del Mise due volte (a cui si aggiunge un incontro al Mit e una al Mibact) e noi non riusciamo a avere un appuntamento. Evidentemente qualcuno intercede per loro e hanno canali privilegiati che noi non abbiamo. Non vogliamo fare polemiche, ma se la consigliera del Pd Barbara Penzo aiutasse anche noi a avere un confronto con i ministri o viceministri, farebbe una cosa utile a tutta la città. Oppure almeno ci invitino quando organizzano gli incontri del comitato».
Gli amministratori grillini attendono dal Mise un appuntamento e anche la risposta al quesito sollevato dal sindaco oltre un mese fa sull’esistenza o meno di un titolo edilizio. Il sindaco Ferro ha chiesto se l’autorizzazione interministeriale valga come autorizzazione unica o se comunque il Comune dovesse emanare un proprio provvedimento. Nell’incontro di mercoledì con il comitato No Gpl il dirigente della IV divisione del Mise (impianti energetici), Guido Di Napoli, pur ribadendo la regolarità dell’iter autorizzativo ha fatto intendere agli attivisti che una modifica del parere di conformità urbanistica rilasciato dal Comune potrebbe scombinare le carte in tavola. «Sono richieste che non possono arrivare a voce e per interposte persone», sostiene il vicesindaco, «il Mise ce lo metta nero su bianco e soprattutto ci dica chiaramente cosa succede se il nostro dirigente annulla l’atto in autotutela. Il Mise blocca il cantiere? Riconvoca la Conferenza dei servizi? Rivede tutto l’iter? O non fa nulla e ci lascia col cerino in mano esponendoci a una causa milionaria di risarcimento danni? Noi possiamo valutare di modificare il parere dirigenziale, ma solo a fronte di precisi impegni del ministero su quello che succede subito dopo. Non può il Comune da solo assumersi la responsabilità di bloccare il cantiere. Attendiamo dal Mise una presa di posizione veloce e chiara».
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