Comune: niente soldi dal governo per i dipendenti di Ca’ Farsetti
VENEZIA. Un aiuto dal Governo al Comune di Venezia per far quadrare i conti del bilancio potrà arrivare - limitando in parte le penalizzazioni previste dallo sforamento del Patto di Stabilità - ma solo per garantire quelle risorse che il commissario straordinario Vittorio Zappalorto non riesce proprio a reperire: i 4 milioni e mezzo di euro che ancora mancano all’appello, dopo i tagli agli stipendi dei dipendenti comunali e ai servizi sociali. Lo dice con chiarezza il sottosegretario - veneziano - al Ministero dell’Economia Pier Paolo Baretta, in quota Pd, “gelando” così le speranze di comunali e sindacati di poter reintegrare con l’aiuto del Governo Renzi i 4 milioni di euro di salari già tagliati da Zappalorto.
«Il commissario Zappalorto - spiega Baretta - sta facendo con serietà il suo difficile lavoro di riequilibrio dei conti del Comune. Il governo guarda con attenzione a Venezia e il precedente dello scorso anno della limitazione delle penalizzazioni per lo sforamento del Patto di Stabilità, data la particolarità della città, può certamente essere d’aiuto. Ma un eventuale sostegno economico del governo potrà essere solo aggiuntivo e non sostitutivo della manovra del commissario, coprendo le risorse che eventualmente non dovesse riuscire a reperire per mantenere in equilibrio il bilancio. Siamo in contatto con lo stesso commissario proprio perché, una volta che avrà completato la sua manovra sul bilancio di previsione 2014, si possa avere un quadro completo della situazione ed eventualmente intervenire». Sotto accusa adesso è la politica, e in particolare il Pd, partito di maggioranza al governo di Ca’ Farsetti prima dell’arrivo del commissario, per la situazione difficilissima dei conti di Ca’ Farsetti.
«Noi abbiamo fatto una scelta - commentano il segretario comunale del Pd Emanuele Rosteghin e Claudio Borghello, fino a un mese fa capogruppo del partito a Ca’ Farsetti - che è stata quella di garantire le politiche sociali del Comune e gli stessi dipendenti anche con operazione criticate da qualcuno come la possibile cessione ai privati della gestione del Casinò. Il commissario ha deciso di abbandonare questa strada e di far quadrare il bilancio 2014 con i tagli ai servizi sociali e alle retribuzioni. Perché se si vuole considerare Venezia una città “normale”, senza tenere conto delle sue specificità, trattandola come tutte le altre, si finisce a tagliare i servizi e gli stipendi, come sta succedendo. Il commissario dice di non voler procedere alla vendià del Casinò per non impegnare per trent’anni - con un incarico di pochi mesi di durata - la città con la sua decisione, ma anche con i tagli che sta operando, sta compiendo scelte da cui sarà difficile poi tornare indietro».
Il tentativo è ora di limitare i danni. «Siamo in contatto con gli esponenti del Governo e i nostri parlamentari - spiegano i dirigenti veneziani del Pd - per cercare di ottenere almeno una riduzioni delle penalizzazioni previste dal Patto di Stabilità. Solo sterilizzare dal pagamento delle tasse gli introiti che il Comune riceve dal Casinò potrebbe permetterci di recuperare diversi milioni di euro e così è per l’Iva pagata sui servizi Actv, senza dimenticare i fondi per la Legge Speciale che ci potrebbero essere riattribuiti. Dobbiamo fare un lavoro di squadra per limitare i danni». Ma dai tagli di Zappalorto, indietro non si torna.
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