Comune e comitato No Gpl uniti contestata la sentenza del Tar
Chioggia. Deciso il ricorso al Consiglio di Stato per la sospensione dell’ordinanza contro il deposito Il vicesindaco Veronese: «Perché rimandare tutto all’ottobre 2018 quando i lavori saranno finiti?»
CHIOGGIA. Presentato il ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar che ha sospeso gli effetti dell’ordinanza comunale di ripristino dello stato dei luoghi per il cantiere del gpl per assenza dell’autorizzazione paesaggistica.
Il Comune, affiancato dal comitato No Gpl, contesta le motivazioni addotte per concedere la sospensiva, la tempistica scelta per entrare nel merito (ottobre 2018) e “l’inconsistenza” della memoria difensiva dell’Avvocatura di Stato che doveva difendere la Soprintendenza, a cui era rivolto il ricorso della società (oltre al Comune), e che invece ha di fatto riproposto le tesi sempre sostenute dal ministero dello Sviluppo Economico, ovvero la piena regolarità dell’iter che ha portato al cantiere di Punta Colombi.
Ricorso al consiglio.
Come annunciato, nei giorni scorsi, l’Avvocatura civica ha formalizzato il ricorso al Consiglio di Stato che sarà supportato anche in questa occasione, con la formula del ricorso ad opponendum, dal comitato. «Noi siamo convinti che il decreto interministeriale non possa considerarsi autorizzazione unica», spiega il vicesindaco Marco Veronese, «lo abbiamo spiegato bene nella nostra memoria difensiva. Contestiamo la scelta del Tar nelle motivazioni e nella decisione di entrare nel merito della questione a ottobre del prossimo anno quando il cantiere sarà finito. Ci lascia poi molto perplessi la memoria dell’Avvocatura dello Stato che al Tar doveva difendere la Soprintendenza, che assieme a noi era stata chiamata in causa per aver sollecitato l’ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi per l’assenza dell’autorizzazione paesaggistica, e che invece mai ha citato la Soprintendenza o le sue ragioni, ma ha ripercorso l’iter nello stesso modo in cui lo fa in ogni occasione il Mise. Ci auguriamo che in sede di Consiglio di Stato venga prodotta una memoria difensiva reale e che sia interpellato anche il ministero dei Beni Culturali (Mibact) che ha sempre sostenuto la mancanza del via libero paesaggistico e la necessità di essere convocato in sede di Conferenza dei servizi».
Memoria poco difensiva
. Nella memoria “difensiva” dell’Avvocatura di Stato non si cita la posizione della Soprintendenza né quella del ministero dei Beni Culturali che a maggio avevano imposto al Comune di adottare con urgenza un’ordinanza per il ripristino dello stato dei luoghi. Si sottolinea il ruolo del Comune dando grosso peso al prima via libera nel 2014 del dirigente all’Urbanistica di allora, Mohammad Talieh Noori, mai annullato in autotutela.
Si cita anche la delibera con cui l’amministrazione cambiò idea sul posizionamento del mercato ittico all’ingrosso (previsto inizialmente a Punta Colombi), unico ostacolo alla presenza del deposito. In buona sostanza si rileva una opposizione tardiva da parte del Comune. Si cita anche l’intesa concessa dalla Regione e la procedura di non assoggettamento a Via da parte della Provincia.
Appello al Mibact.
«Ci auguriamo che in sede di discussione al Consiglio di Stato», spiega Veronese, «ci sia modo perché emerga chiaramente la posizione del Mibact e della Soprintendenza che concordano col Comune nell’assenza di un’autorizzazione paesaggistica e sulla necessità che uno dei due enti fosse presente in sede di Conferenza dei servizi. Abbiamo interpellato direttamente la Soprintendenza per far presente le nostre perplessità sulla memoria difensiva e ci auguriamo che anche il ministero, dopo aver letto la sentenza del Tar, abbia qualcosa da dire».
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