Comunali, spariti i buoni pasto la flessibilità non ha più orari

Cambiate le vecchie regole: ingresso (7.45) e uscita (14.45) non saranno più validi, si dovrà lavorare anche di sabato. L’organizzazione dei servizi sarà in mano ai dirigenti. Ma i sindacati si ribellano
Di Mitia Chiarin
TESTATINA CA' FARSETTI..LA BANDIERA DELLA PACE ESPOSTA A CA' FARSETTI
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Abrogato il vecchio regolamento di gestione del personale, che conteneva tutti gli accordi integrativi dei lavoratori comunali e pure le norme sull’orario di lavoro, previo confronto con i sindacati. Il regolamento comunale sull’ordinamento di uffici e servizi, parte dalla riorganizzazione della macchina comunale decisa dalla giunta Brugnaro, spazza via l’orario di lavoro dei dipendenti e crea molte incomprensioni anche pratiche sul modo in cui sarà organizzato il lavoro dei tremila dipendenti comunali.

Cosa è sparito. La Funzione Pubblica della Cgil di Venezia ha elencato tutto quello che è sparito dalle norme di gestione del lavoro. Spiccano i buoni pasto che non sono minimamente citati. L’assessore Romor, da noi sentito, rinvia ad una verifica nei prossimi giorni sul tema. Per i vigili urbani viene depennato il riferimento alle 6 ore e 20 di lavoro, necessarie per maturare il buono pasto. Tra i dipendenti più anziani, si vocifera che si finirà con il tornare ai turni spezzati, dal lunedì al sabato che non è più giorno non lavorativo, altra grossa novità.

Sei ore al giorno. Sparito l’orario di lavoro in vigore da anni con i due rientri pomeridiani e le flessibilità d’orario, resta l’indicazione delle 36 ore settimanali. Tolti i riferimenti orari di ingresso (ore 7.45 ) e uscita (ore 14.45) che servivano a conteggiare i 60 minuti di flessibilità in entrata e uscita che oggi valgono ancora a «condizione che non pregiudichi il normale svolgimento dei compiti d’ufficio e il rispetto dei servizi al pubblico». Tolta, dicevamo, la dizione che indicava che il sabato non è giorno di lavoro. Sparita anche la indicazione della pausa pranzo, tra le 13 e le 14.30. Non c’è traccia dell’obbligo di compresenza del personale nelle fasce orarie 8.45-13.00 e 14.30-17.15.

Polizia locale. Per l’area della vigilanza (polizia municipale) è stata depennata la parte relativa alla maturazione del diritto al buono pasto (che era pari ad un turno di sei ore e venti minuti). Ma c’è di più: la flessibilità in entrata e uscita non si applica alla polizia municipale e nel Comando quanti lavorano in ufficio potranno avere «articolazioni dell’orario di lavoro diverse».

Il cartellino si timbra. Non è previsto «alcun esonero, per nessuna figura professionale, riguardo l’utilizzo del tesserino magnetico». All’elezione, Brugnaro aveva annunciato: «Niente più cartellini, si lavora per obiettivi». Su questo punto i sindacati gioiscono: rischiava di saltare la gestione informatica di turni, permessi, straordinari (che ora Venis dovrà gioco forza rivedere) e si pone un argine a comportamenti errati dei lavoratori.

Clausole tolte. Dalle norme scompare anche la clausola “anti-crumiri” che in caso di sciopero negava di potersi mettere in ferie, se non erano state richieste 15 giorni prima.

Confusione e malcontento. Tra i comunali il sentimento è di confusione sul futuro, sugli effetti della riorganizzazione della macchina comunale che scatterà dal primo settembre. Che impatto avrà sui 200 lavoratori precari i cui contratti scadono a dicembre? Come cambierà il lavoro? Si verrà comandati a giornata, come temono molti? Che si fa con gli straordinari e la pausa pranzo? Problemi che acuiscono il malcontento per i 200 euro in meno nelle buste paga dopo i tagli ai progetti speciali.

In attesa delle circolari. Si è in attesa di chiarimenti dalla giunta Brugnaro e anche delle circolari esplicative annunciate dal direttore del personale Maurizio Carlin nella nota inviata ai dipendenti giovedì scorso. Il direttore precisa che la nuova organizzazione «valorizza la centralità dei bisogni della cittadinanza e dei servizi al cittadino», puntando su semplificazione, economicità, rotazione degli incarichi, trasparenza, responsabilizzazione dei ruoli, efficientamento, razionalizzazione amministrativa. Francesco De Crescenzo della Funzione pubblica della Cgil di Venezia ribatte: «Da vent’anni si è cercato in Comune di Venezia di dare regole comuni a tutti i 3 mila comunali. Ora temiamo disomogeneità di trattamento e di servizio ai cittadini. L’orario di lavoro simile era una garanzia per i servizi. Come l’obbligo di compresenza. Da oggi, ogni dirigente potrà fare come vuole. I dirigenti dovranno leggere il contratto e declinarlo a seconda del servizio. Dopo vent’anni in cui non si sono occupati di personale. In buona fede, rischiano di sbagliare». E continua: « Il direttore del personale dice che valgono, nel passaggio, le disposizioni interne. Sarebbe bello sapere quali sono. Temiamo che questo significhi non avere più sportelli aperti il pomeriggio».

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