«Compriamo Poveglia all’asta per avere almeno un'isola senza turisti»

Riunione al Circolo Arci della Giudecca. «Vogliamo un luogo della laguna libero dal business turistico e puntiamo a gestirlo»

VENEZIA. Sognando una Poveglia dei veneziani, come quella di quando si era bambini e si andava in barchino con la propria famiglia, ma soprattutto sognando una Poveglia libera dal business turistico e aperta a una gestione democratica, mercoledì sera un gruppo di giudecchini ha annunciato ufficialmente di partecipare come «Associazione Poveglia» all’asta on line del 7 maggio per l’acquisto dell’omonima isola (info associazionepoveglia@gmail.com).

Un mesetto fa, quando la notizia della vendita era apparsa sui giornali, in molti avevano proposto di acquistarla collettivamente, ma poi l’idea non aveva avuto seguito. Nessuno aveva avuto il coraggio di concretizzare la proposta o aveva creduto realmente possibile unire le forze per riappropriarsi del «Bacàn» della Laguna Sud. Però, giorno dopo giorno, l’idea della possibilità che un altro spazio pubblico venisse sottratto ai veneziani in nome di un hotel di lusso o quella di un’isola inaccessibile ai cittadini considerata da sempre parte del proprio corpo lagunare, ha iniziato a disturbare il sonno di molti veneziani.

In particolare, quello dei giudecchini che, data la vicinanza, hanno con Poveglia un rapporto esclusivo, un pezzo di cuore. Così, la fantasia di una Poveglia libera dai mercati immobiliari, rimessa a posto dai veneziani e gestita seguendo l’imperativo del bene comune senza fini di lucro, ha preso il sopravvento.

Spazzata via la logica delle probabilità di chi potrebbe vincere e allontanata la tristezza di non avere tanti soldi, si sono fatti avanti un istinto di resistenza alle privatizzazioni, un entusiasmo contagioso nel progettare insieme il futuro e la consapevolezza del forte messaggio simbolico di questo gesto e non ci sono stati più dubbi se mettersi in gioco o meno.

Siamo in una stanza del «Circolo Arci Luigi Nono» della Giudecca, al 235/A. L’atmosfera è pregna dell’eccitazione di chi sta iniziando un’indimenticabile avventura. Il gruppo di giudecchini si è dato appuntamento alle 21, ma a quell’ora le sedie sono già occupate da quanto è intensa la partecipazione che coinvolge tutte le fasce di età, dal giovane studente Francesco alla signora Dora che conosce Venezia come le sue tasche. A fare un quadro alla ventina di presenti c’è Andrea che spiega come procede il lavoro degli avvocati.

Si capisce da subito che qui non si scherza. Poveglia non è più un sogno, ma una meta da raggiungere superando l’ostacolo burocratico. La cifra da versare per la colletta, necessaria a raggiungere una base per l’offerta libera richiesta dall’asta, non è ancora stata definita, ma se l’asta non andrà a buon fine il ricavato sarà devoluto in beneficenza.

L’intero progetto non si può ancora svelare, ma la parte nord dell’isola, interamente coperta di verde, sarà sempre aperta al pubblico, mentre quella intermedia verrà utilizzata per rendere autosufficiente l’isola, ecosostenibile anche a livello energetico. Si decide come si chiamerà il gruppo per alzata di mano. «Associazione Poveglia» si aggiudica il titolo ufficiale. La missione che sembrava impossibile è partita e questa è già una vittoria.

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