Commosso addio in chiesa ad Alessandro
SPINEA. Quella bara bianca che usciva dalla chiesa sulle note di Hallelujah di Susan Boyle ha commosso tutti. Ha commosso il parroco della parrocchia di Santa Bertilla di Spinea, don Marcello Miele, che ha celebrato le esequie, i presenti e i rappresentanti del centro diurno “Il girasole” dello stesso comune, frequentato da Alessandro Monteforte, morto sabato ad appena 20 anni in seguito a un’influenza. Il giovane ha convissuto con la Sindrome di Sanfilippo, una malattia rara degenerativa diagnosticata a 3 anni di età ma questo non gli ha impedito di farsi volere bene. Anzi, al contrario, come dimostrano le parole d’affetto arrivate nel giorno dell’ultimo saluto.
«Eri il nostro piccolo ometto», legge un pensiero una donna in lacrime al termine del rito funebre di ieri in rappresentanza del centro diurno «sempre desideroso di coccole. Hai vissuto una vita breve ma è stata semplice; sappiamo le difficoltà che hai dovuto affrontare ma la tua voglia di vivere sarà un esempio per tutti noi. Non dimenticheremo i tuoi occhi grandi e luminosi».
E poi un pensiero sugli attimi vissuti insieme. «Stare con te è stata una sorpresa», continua commossa la donna, «a volta bella altre meno ma sempre di sorpresa si trattava. Lasci un vuoto importante fra noi e i tuoi compagni: tutti ti vogliono bene. Difficilmente dimenticheremo questa giornata». Don Marcello ha voluto dare un segnale di speranza, leggendo l’episodio della resurrezione di Lazzaro tratto dal vangelo di Giovanni. «Dal brano», spiega nell’omelia, «arrivano quattro imperativi. Intanto il “togliere la pietra”, ossia non siamo qui a fare il funerale ad Alessandro ma il suo destino è la vita eterna. Poi “vieni fuori”; Gesù non lo dice sono a Lazzaro ma anche ad Alessandro, così come “liberatelo” e “lasciatelo andare”, perché la sua sorte è più alta ed è la libertà. Chiediamo che dal Cielo non solo ci protegga ma aiuti a far capire a noi e alla sua famiglia come la vita non sia tolta ma trasformata. Abbiamo il dolore nel cuore ma ci aiuta a trovare la fede per affidarlo a un amore più grande, alle braccia del Signore. Ora è in buone mani». Quegli stessi genitori che negli ultimi anni avevano chiesto alle istituzioni dei maggiori fondi per la lotta alle malattie rare; nonostante le terapie provate dal 2012, solo di recente negli Stati Uniti si è deciso di avviare la sperimentazione della terapia in sostituzione enzimatica. Ma non si era in tempo per aiutare lo sfortunato Alessandro. Gli abbracci sul sagrato della chiesa ai genitori e al fratello e i pianti testimoniano quanto il giovane fosse amato e ben voluto non solo da chi lo seguiva ogni giorno. Un altro angelo è salito Lassù.
Alessandro Ragazzo
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