Commesse in strada, negozi strapieni

Un centinaio di dimostranti ha intasato la circolazione dell’area commerciale Auchan: «Vogliamo un contratto equo» 
Foto Agenzia Candussi/ Furlan/ Mestre, zona commerciale Auchan/ Protesta dei lavoratori della zona commerciale Auchan
Foto Agenzia Candussi/ Furlan/ Mestre, zona commerciale Auchan/ Protesta dei lavoratori della zona commerciale Auchan
Non avranno messo in ginocchio le grandi catene né i mega supermercati, minimamente scalfiti dallo sciopero del mondo del commercio, ma hanno fatto sentire la voce delle commesse e, soprattutto, mandato in tilt il traffico dell’area commerciale dell’Auchan, già congestionata sotto le feste. È andata in scena ieri mattina in uno dei giorni più caldi per le compere natalizie, la protesta dei lavoratori del mondo della grande distribuzione e dell’universo Coop, che chiedono un contratto dignitoso e quei diritti che stanno diventando, oramai, un miraggio.


La protesta.
Armati di cartelli, bandiere e
vuvuzelas
, un centinaio di manifestanti e rappresentanti di Fisascat Cisl, Uiltucs Uil e Filcams Cgil si sono incamminati lungo le rotonde che uniscono i megastore e gli ipermercati dell’area commerciale del Terraglio, tra la Coop Campo Grande in via Pionara, il Decathlon, Conforama, Auchan, rallentando e bloccando la circolazione, facendo imbestialire gli automobilisti che nel frattempo stavano andando a fare le spese per riempire i frigo e acquistare gli ultimi regali di Natale.


Mancato contratto.
«Siamo stufe» spiegano le lavoratrici, «ci chiedono l’impossibile, pretendono che lavoriamo quando va bene alla grande distribuzione, senza pagarci il giusto per quello che facciamo, senza contare che abbiamo una vita e una famiglia». Un duplice problema, quello dei dipendenti della grande distribuzione, senza contratto, e quello dei lavoratori delle coop, che chiedono il rispetto degli istituti come quello della malattia.


«I lavoratori del mondo delle coop stanno perdendo circa 1.500 euro di mancati aumenti retributivi rispetto ai contratti paralleli che hanno gli altri lavoratori», spiega Fabio Marchiori, Uiltucs Venezia, «i dipendenti vengono spostati da una parte all’altra e non riconoscono più la cooperativa di qualche anno fa, si trovano di fronte a una azienda aggressiva, che ha fatto pressione verso quei lavoratori che volevano fare sciopero». «Siamo soddisfatti» commenta Maurizia Rizzo di Fisascat Cisl, «oggi c’è stata la dimostrazione che i dipendenti sono stanchi di stare senza contratto ma non si arrendono, combattono per avere un minimo di rispetto e dignità, per le condizioni di lavoro ma anche per ottenere un salario che corrisponda a quanto danno alle imprese che fatturati e guadagni li portano da un’altra parte senza ridistribuirli. Fanno lo stesso mestiere di altri ma sono trattati in modo diverso, è ciò è davvero amaro: non comprendere lo sforzo, la professionalità, la disponibilità guardando solo il profitto. Senza un collettivo nazionale non si può andare avanti, speriamo che ci sia davvero la presa di coscienza di una responsabilità sociale e la volontà di sedersi a tavolino per regolamentare alcuni istituti. Di lavoro non si deve morire e il lavoro va premiato e ben retribuito». «L’obiettivo», aggiunge Cecilia De Pantz di Filcams Cgil «non era far chiudere i negozi, tanto le aziende avevano assunto interinali, ma tenere alta l’attenzione in merito ai contratti non siglati dopo quattro anni di trattative. I prefetti hanno raccolto i disagi e li porteranno al ministero dello sviluppo economico».


La grande distribuzione.
Dal canto suo Federdistribuzione puntualizza che l’adesione allo sciopero, a livello generale, è stata del 4,3% e non ci sono stati punti di vendita chiusi. I giganti del commercio fanno sapere di voler concludere le trattative del contratto collettivo nazionale trovando «soluzioni equilibrate per imprese e lavoratori tali da non pregiudicare l’occupazione di un settore messo a dura prova da anni difficili».


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