Comitati “No Nekta” scrivono al Tar aspettando Zaia
NOVENTA. Tre pagine fitte di rilievi per evidenziare le carenze che ritengono siano presenti nella decisione della Commissione di valutazione d’impatto ambientale, che ha dato parere positivo alla realizzazione dell’impianto di trattamento delle ceneri di pirite tra San Donà e Noventa. A produrre l’incartamento è stato il Coordinamento delle associazioni e dei comitati “No Nekta”. Tutto il materiale è stato spedito al governatore Luca Zaia, in seguito all’incontro che i comitati hanno avuto con il presidente della Regione a metà da luglio. Ma da allora i comitati stessi non hanno ricevuto alcuna risposta da Zaia e così hanno deciso di rendere pubblico il documento. Rilievi che, nel frattempo, sono stati inviati anche al Tar, a supporto dei ricorsi contro l’impianto presentati dalla Provincia e dai Comuni di San Donà e Noventa.
Per il Coordinamento dei comitati ci sono tutti i presupposti perché Zaia possa quanto meno chiedere un supplemento di valutazione alla commissione, il cui parere peraltro ricordano essere tecnico, ma non vincolante. Nel dettaglio, viene sottolineato che la commissione è passata sopra gli accordi urbanistici tra i Comuni di San Donà e Noventa che vietano certi tipi di insediamenti nell’area industriale. Vengono inoltre evidenziate contraddizioni nella motivazione con cui sono state respinte le osservazioni del Comune di Noventa e la petizione dei cittadini. «È assurdo che venga bypassata dalla commissione anche la norma europea, recepita dallo Stato e anche dalla Regione, del principio di contiguità tra luogo di produzione o stoccaggio dei rifiuti e il luogo di smaltimento», aggiungono i comitati, lanciando a Zaia una provocazione perché contatti, «il sindaco di Mira e quelli di altri Comuni dove sono stoccate le ceneri di pirite, invitandoli a proporre un lotto di terreno su cui insediare l’impianto della Nekta». Né si è tenuto conto che i camion carichi di rifiuti dovranno transitare a ridosso dell’area commerciale attorno al casello dell’A4.
Giovanni Monforte
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