«Combattiamo il male alle sue radici»

Nasce a San Donà il primo Centro educativo alle relazioni affettive del Veneto contro la violenza
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' DI PIAVE - PRESENTAZIONE DEL CENTRO ANTIVIOLENZA - DA SX. DR. FILIPPI , BELLIO ROBERTO, PROF. TURCHI
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' DI PIAVE - PRESENTAZIONE DEL CENTRO ANTIVIOLENZA - DA SX. DR. FILIPPI , BELLIO ROBERTO, PROF. TURCHI

Alle radici del male. Nasce a San Donà il primo Centro educativo alle relazioni affettive del Veneto, riferimento e supporto per i soggetti cosiddetti “maltrattanti”, uomini, in prevalenza, ma anche donne che hanno usate violenze. Un centro che si rivolge dunque non alle vittime, ma ai loro carnefici, allo scopo di aiutarli con terapie mirate e l’avvicinamento ad altri soggetti che hanno vissuto le stesse esperienze, i peer-mediator, che ne sono usciti, quindi educatori e ricercatori con il sostegno dell’Usl 4.

Saranno pertanto registrati i dati utili alla ricerca scientifica e alla letteratura grazie al responsabile, professor Gian Piero Turchi dell’università di Padova, e alla dottoressa Roberta Toffoli referente del centro. Proprio il professor Turci ha suggerito di approfondire non tanto le tematiche clinico sanitarie, ma il come queste violenze vengono perpetrate, in che modo.

Ieri la presentazione nella sede di via Carrozzani 14 con il dottor Mauro Filippo che dirige il settore servizi sociali dell’Usl 4. Il nuovo Cera, questo l’acronimo del centro, è un’iniziativa della fondazione Ferrioli Bo, con il presidente Roberto Bellio che già ha realizzato il centro antiviolenza e antistalking La Magnolia, quindi la casa protetta Angolo di Paradiso per le donne e madri che devono fuggire da situazioni di violenza domestica nel territorio di San Donà.

I fondi sono privati, con l’aiuto della Regione. 334 le persone, quasi nella totalità donne, prese in carico al centro antiviolenza nel 2015 per il Sandonatese, su 2.637 in Veneto nei 20 centri antiviolenza. Il 15-20 per cento delle vittime purtroppo torna a chiedere supporto dopo un breve periodo perché le violenze continuano.

«Questo accade», spiega il presidente della fondazione, Roberto Bellio, «proprio perché non si è agito sulle cause del male alla sua radice. Il centro Cera nasce con questo intento e vi si potranno rivolgere volontariamente i soggetti che hanno maltrattato e vogliono sottoporsi alle terapie e avere supporto e avviare al contempo eventuali procedimenti giudiziari nei loro confronti con questo sostegno in più».

Dalle ricerche nei centri antiviolenza del Veneto risulta appunto che la maggior parte dei soggetti che hanno commesso violenze sono uomini, ma ci sono anche rarissimi casi di donne. Sono quasi tutti partner e genitori e il 50 per cento ha una cultura medio alta. A volte non sono solo partner, ma anche i datori di lavoro, il che rende ancora più complessa la condizione della vittima, se donna. La maggior parte delle vittime dei centri antiviolenza sono donne italiane, seguite da ucraine e nigeriane. Per informazioni, 0421-596104 3477554823 segreteria@fondazioneferriolibo.it. (g.ca.)

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