«Combattente dell’Is? Non siamo più tranquilli»

Parlano i vicini di casa del siriano di 41 anni censito a livello internazionale «Non avevamo sospetti: staremo in allerta e segnaleremo i movimenti strani»
Di Rubina Bon
FILE - This undated file photo posted on Monday, Nov. 4, 2014 by the Raqqa Media Office of the Islamic State group, a militant extremist group, shows fighting in Kobani, Syria. With more than a thousand militants killed and territory slipping away, the Islamic State group is losing its grip on the Syrian border town of Kobani under intense U.S.-led airstrikes and astonishingly stiff resistance by Kurdish fighters. (ANSA/AP Photo/Raqqa Media Office, File)
FILE - This undated file photo posted on Monday, Nov. 4, 2014 by the Raqqa Media Office of the Islamic State group, a militant extremist group, shows fighting in Kobani, Syria. With more than a thousand militants killed and territory slipping away, the Islamic State group is losing its grip on the Syrian border town of Kobani under intense U.S.-led airstrikes and astonishingly stiff resistance by Kurdish fighters. (ANSA/AP Photo/Raqqa Media Office, File)

Il loro vicino di casa, un siriano di 41 anni, è censito a livello internazionale come “foreign fighter”. Eppure nei mesi scorsi i residenti della via dove si trova l’appartamento, a Marghera non distante dal sottopasso, non hanno mai avuto alcun sospetto che in quella palazzina abitasse un combattente dell’Is. Secondo quanto rivelato da L’Espresso, Ahmed Dughaim sarebbe andato a combattere in Siria a partire da settembre 2012, rientrando nel Paese natio anche attraverso la Turchia. E ora è annunciato il suo ritorno, sempre secondo gli investigatori, in virtù di un contratto di lavoro. Arriverebbe dalla Svezia dove avrebbe trovato riparo momentaneo da conoscenti.

«Non avevamo avuto alcun sospetto, in quella palazzina c’è viavai. Ma la notizia non ci fa certo stare tranquilli. Staremo in allerta e non mancheremo di segnalare movimenti sospetti», spiegano i vicini non appena appresa la notizia. Ahmed Dughaim ha abitato in una palazzina a Marghera con vista sulla tangenziale. Alla fine di un vicolo cieco c'è un vecchio edificio a tre piani. Pare un cantiere aperto: nel giardino ci sono attrezzi, un cumulo di sabbia, un furgone fermo. Il cancello è sbarrato con un materasso, mancano le finestre che sono accatastate. Ma i vicini giurano che nella palazzina ci vive stabilmente un gruppetto di mediorientali, tra cui si nascondeva il “foreign fighter”. «Tutti uomini, brava gente almeno all’apparenza», spiegano. «Uno di loro ha acquistato l’appartamento cinque anni fa. Da quella volta la casa è un cantiere aperto. C’è viavai, escono alla mattina e rientrano alla sera. Salutano, gente educata». Lavorano come operai e camerieri a Venezia. D'estate si spostano sul litorale. «Non hanno mai dato problemi, tanto che non abbiamo mai dovuto chiamare le forze dell’ordine», aggiungono i vicini che quando apprendono che uno degli inquilini sarebbe un combattente dell’Is, subentra in loro lo sconcerto e una legittima paura. «Non c’è da stupirsi che questa persona sia riuscita a nascondersi facilmente», commenta un uomo, «è il risultato dell’Italia di oggi e della politica».

A pochi chilometri di distanza, in una palazzina popolare in centro a Mestre, vive l’albanese di 22 anni, regolare con precedenti per uso di documenti falsi, che fungerebbe da “appoggio” per il rientro in città di Baftjar Bruka, 24 anni albanese, che avrebbe partecipato alla preparazione di tre attentati il 10 febbraio a Tirana. Nel palazzo abitano 8 famiglie, con vari stranieri. L’altro fiancheggiatore, un connazionale di 19 anni regolare in Italia e con la fedina penale pulita, abita invece in centro storico.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia