Coltellate all’addome ventenne arrestato per tentato omicidio
È un tunisino accusato di aver colpito un senegalese Trovato il coltello a serramanico: verrà mandato ai Ris
Lo aveva colpito con due violenti fendenti all’addome lasciandolo a terra agonizzante nel suo sangue. È stato arrestato e assicurato alla giustizia il tunisino Ghrissi Khalil, 20 anni appena, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale perché ritenuto responsabile del tentato omicidio del 40enne senegalese Gadiaga Dembel avvenuto il 7 ottobre davanti ai giardinetti di via Piave. Un arresto lampo, messo in atto grazie alla collaborazione con la Procura della Repubblica, come sottolineato dal colonnello Claudio Lunardo, comandante provinciale dell’Arma. «È la risposta dello Stato alla richiesta di sicurezza della popolazione», ha spiegato con forza. A far scattare la lite sfociata nel tentato omicidio, questioni legate probabilmente allo spaccio di droga. Le indagini condotte dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia carabinieri di Mestre hanno messo insieme le testimonianze delle persone, le informazioni acquisite durante i capillari interventi, le telecamere di videosorveglianza presenti nei negozi e lungo le strade. Il giovane, già conosciuto alle forze dell’ordine e fotosegnalato l’inverno scorso, è stato preso venerdì mentre si trovava nella tabaccheria di via Piave angolo via Col di Lana, a pochi metri dal kebab incendiato. Per immobilizzarlo ci sono voluti tre carabinieri in borghese che hanno ancora i lividi. Il tunisino, irregolare, è un senza fissa dimora violento, vive tra via Piave, la zona della stazione e soprattutto all’interno della tristemente nota ex segheria Rosso di via Giustizia. Al momento dell’arresto aveva nello zaino i vestiti compatibili con le immagini visionate gli istanti dopo l’aggressione e la bici con la quale era fuggito il 7 ottobre.
All’alba di ieri è stato recuperato vicino alla segheria anche il coltello a serramanico usato per aprire l’addome al senegalese. Addosso Khalil aveva un panetto di 16 grammi di eroina ed era probabilmente sotto l’effetto di stupefacenti. L’aggressore conosceva la vittima, che adesso si trova in carcere, avendo da scontare una pena definitiva di oltre un anno di reclusione per precedenti reati. L’arma del delitto verrà mandata ai Ris per l’analisi del Dna, mentre i carabinieri sono al lavoro per chiarire il movente dell’accoltellamento.
«Continueremo a dare risposte ai residenti», ha detto il colonnello Lunardo, «l’emergenza di via Piave non finisce qui». «Siamo di fronte a una criminalità straniera difficile da comprendere», ha aggiunto il comandante della compagnia, Antonio Bisogno.
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