Colpo alla casa di cura Rizzola pronti vigilantes e videocamere
Strutture sanitarie della città, un bersaglio facile. L’ultimo furto alla casa di cura Rizzola ha riproposto la questione sicurezza negli ambienti della sanità del Basso Piave. Adesso la Rizzola, dopo il furto della cassaforte nel cuore della notte, sta predisponendo un nuovo sistema di allarme, probabilmente anche delle videocamere e non si esclude una presenza della vigilanza privata costante. Tutti aspetti che verranno discussi con la proprietà in settembre.
Il giorno seguente il furto è arrivata subito una guardia giurata che resterà in servizio per sorvegliare la struttura. Il dottor Paolo Madeyski, noto chirurgo della struttura di via Gorizia, è rimasto colpito dall’episodio. È anche uno dei fondatori del profilo Facebook “San Donà Più sicura” che ha subito dato la notizia in rete suscitando in appassionato dibattito. «Ci sono stati vari episodi sospetti», dice Madeyski, «che devono mettere in allarme tutto il territorio. In questi giorni, non solo alla casa di cura, maci sono stati numerosi furti in zona e anche la rapina al supermarket di Mussetta. Probabilmente in casa di cura è stato qualcuno che sapeva bene delle casseforti e dove si trovavano. Da tempo sono in corso i lavori per le nuove sale operatorie. Io stesso che sono da 21 anni primario non sapevo che ci fossero le casseforti e non lo sapevano neppure gli infermieri. Qualcuno, un basista, lo ha scoperto e ha organizzato il furto».
Sono stati momenti di paura quando il personale si è accorto del furto, per il rumore fatti dai ladri che prendevano a picconate una delle due casseforti che poi sono stati costretti ad abbandonare durante la fuga.
Intanto anche il personale dell’ospedale civile è in forte tensione dopo che ci sono stati altri episodi simili: dal furto di medicinali per 200 mila euro, a un’impressionante rapina di qualche anno fa che coinvolse il personale all’ingresso, e altri piccoli furti e diverse presenze inquietanti.
In una lettera alla dirigenza, i dipendenti hanno evidenziato una serie di carenze in fatto di sicurezza. Segnalano la presenza dentro l’ospedale, nelle ore diurne e notturne di persone completamente estranee alle attività di cura, come zingari, persone senzatetto, drogati e veri malintenzionati se non delinquenti che a vario titolo entrano da vari pertugi.
«O addirittura con sole due dita aprono dopo le 22.30 la porta di ingresso scorrevole della portineria chiusa elettricamente», spiegano preoccupati, «l’unico operatore presente nel turno di notte si trova in una situazione precaria di rischio incolumità fisica, in particolare se in turno è una collega donna, come peraltro è già successo, essendo il centralino completamente isolato dagli altri servizi».
Giovanni Cagnassi
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