«Colpire anche chi commissiona»

La proposta del sindacato per difendere il settore calzaturiero regolare

STRA. I sindacati dopo le ispezioni fatte dai carabinieri chiedono chiarezza, chiedono soprattutto che si spezzi quel clima di omertà che regna nel comparto calzaturiero e che spesso non permette di denunciare le aziende italiane che commissionano il lavoro ai laboratori cinesi irregolari.

«Le ispezioni fatte in queste settimane ultima quella di ieri, ma anche il rogo di Prato e l’incendio di venerdì a Scorzè in un laboratorio cinese», spiega Massimo Meneghetti segretario Femca Cisl, «dimostrano che si deve tornare in maniera decisa sul problema dei "laboratori irregolari”. Oltre al grido disperato del sindacato e di qualche sindaco, poco si è fatto. Sembra che su questo fenomeno sia calata una "cappa" di omertà e che il tema infastidisca. Eppure se non si farà in fretta si rischia di compromettere una delle attività più importanti del nostro territorio».

Il 5 dicembre doveva tenersi un incontro congiunto con Acrib (Calzaturieri del Brenta), Cgia, Cna (Tomaifici). L’incontro è stato rifissato per il prossimo 21 gennaio. «È necessario - dice Meneghetti - allargare la platea dei sottoscrittori, dotarci di regole certe e strumenti (codice etico) ai quali sottostare tutti per contrastare questo fenomeno, prevedendo la denuncia e l'espulsione dalle associazioni di chi è coinvolto».

Ma non solo. «Questo confronto - continua - va aperto a prefetture, Comuni, Provincie, Regione, guardia di finanza e Ispettorato del lavoro, per fare sistema e definire un "Patto Sociale e di contrasto del lavoro irregolare" che permetta di definire le azioni in grado di debellare le attività irregolari, con multe salatissime e non i pochi spiccioli di oggi. Multe soprattutto alle produzioni e a chi le realizza irregolarmente e finalmente anche a chi commissiona».

Sulla questione interviene anche il segretario della Filtcem – Cgil Riccardo Colletti: «È importante che queste produzioni non siano solo sequestrate, ma anche distrutte . Chi fra i calzaturieri italiani si serve dei laboratori cinesi irregolari ben sapendo come la merce viene prodotta, dovrebbe essere indagato per concorso nello sfruttamento del lavoro nero».

Alessandro Abbadir

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia