Colpì carabiniere, quattro anni
CAORLE. Aveva fatto parlare di sé anche per altre questioni legate alla vita cittadina di San Donà: chi ha dimenticato, ad esempio, il famoso incendio alle automobili dei vigli urbani per una patente ritirata?
Quell’episodio è passato alla storia, purtroppo, come un avvilente precedente. Ma ieri, al tribunale di Pordenone, il personaggio, noto alle cronache, Salvatore Licciardello, 51 anni quest’anno, è stato condannato a quattro anni di galera per rapina impropria e un’altra sfilza di reati, come l’evasione dai domiciliari e lesioni personali ai danni del carabiniere (fuori servizio) che ha colpito con un cacciavite.
Il caso in questione riguarda il famoso episodio dell’agosto scorso, quando a Caorle un carabiniere fuori servizio sventò un furto, restando ferito nel corso della colluttazione con il sandonatese di origine meridionale. Il militare dell’Arma, Roberto Centonze, venne colpito in quell’occasione da un cacciavite; e il giorno dopo ricevette un encomio niente di meno che dal generale Maurizio Mezzavilla, massima istituzione dei carabinieri in regione Veneto essendo il comandante della Legione.
Il generale volle conoscere, all’epoca, Centonze di persona, tessendo pure gli elogi al lavoro svolto in quella stagionalità dai carabinieri di Caorle nel loro complesso. Il processo a carico di Licciardello si è celebrato ieri mattina nel palazzo di giustizia della città friulana. L’uomo è stato condannato dal gup di Pordenone Piera Binotto a 4 anni di reclusione, con l’accusa di tentata rapina impropria, evasione dai domiciliari e lesioni personali ai danni del carabiniere fuori servizio. Fortuna ha voluto che Centonze si trovasse nei paraggi e abbia fatto il suo lavoro anche quando era libero dal servizio (come fa la maggior parte delle forze dell’ordine, del resto).
Secondo quanto si è ricostruito nel corso del dibattimento processuale, Licciardello si sarebbe introdotto in uno scantinato a Caorle per rubare. In carcere era andato al pronto soccorso affermando di voler querelare il carabiniere e sostenendo che sarebbe stato il militare dell’Arma ad aggredirlo. Il procuratore capo Marco Martani, in udienza, aveva chiesto una pena esemplare: la condanna a cinque anni e quattro mesi. Cosa era accaduto quel giorno afoso di agosto è noto alle cronache.
Evidentemente Licciardello non è riuscito a convincere le forze dell’ordine. L’episodio della cattura di Licciardello e del coraggio mostrato dal militare Centonze ebbe grande rilievo all’epoca sui media, soprattutto sui social. Il giorno dopo lo stesso comandante della Legione Veneto volle incontrarlo, nella caserma di via Traghete a Caorle, per ringraziarlo personalmente e conferirgli un encomio sul “campo”.
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