Colpevoli oltre ogni dubbio per l’assassinio di Isabella
PADOVA. Gli assassini di Isabella Noventa hanno i nomi e i volti dei fratelli Freddy e Debora Sorgato e di Manuela Cacco di Camponogara. Come dimostrato dall’inchiesta del pm padovano Giorgio Falcone. Ancora, come evidenziato dalla sentenza di primo grado firmata dal gup Tecla Cesaro.
I giudici della Corte d’assise d’appello di Venezia (presidente Alessandro Apostoli cappello) hanno tradotto in 110 pagine il percorso logico e giuridico che li ha convinti a confermare la colpevolezza e la pena nei confronti del terzetto assassino: 30 anni a carico dei Sorgato per omicidio premeditato e soppressione di cadavere, 16 anni e 10 mesi a carico della Cacco per gli stessi reati e per stalking. Freddy per un mese aveva fatto appelli pregando Isabella di tornare. Poi, dopo l’arresto, la “confessione: l’ex era morta in un gioco erotico.
Tante bugie
Pure i giudici di secondo grado non hanno creduto a una parola dell’uomo che quella tragica notte, tra il 15 e il 16 gennaio 2016, aveva pregato Isabella di accompagnarlo a casa per assumere farmaci contro il mal di testa: «Appare inverosimile che, in uno stato di malessere tale da richiedere farmaci, Freddy avesse la freschezza di consumare un rapporto sessuale estremo».
Peraltro la reazione dell’uomo a una presunta morte accidentale non risulta convincente: Freddy si preoccupa di infilare il corpo in un sacco e gettarlo via senza chiamare i soccorsi. «Se fosse stata una morte accidentale, avrebbe avuto interesse al ritrovamento del cadavere... mentre dai colloqui intercettati risultava il contrario che il corpo non venisse più ritrovato».
Ancora: è singolare che, la stessa notte, abbia deciso «di andare a ballare al Relax senza alcun patema d’animo per la tragica perdita». Tutti gli indizi risultano prove. Freddy impiega l’auto di Debora per sbarazzarsi del corpo «al fine evidente di evitare la tracciabilità degli spostamenti della propria macchina dotata di gps... Poi ha l’idea di tenere la giacca della defunta e di servirsene per la sceneggiata....».
Una sceneggiata «durante la quale Cacco con il giubbino della Noventa ha passeggiato davanti alle telecamere, fingendo di essere Isabella, in centro a Padova dove era stata accompagnata da Freddy e poi prelevata da Debora».
Chiaro l’obiettivo: «far intendere che quando Freddy l’aveva lasciata sola, fosse ancora in vita». Freddy mente. Ha sempre mentito. E così Debora, insistono i giudici, presente nella villetta di Freddy, a Noventa, la notte del dramma. Il delitto è stato pianificato come dimostra “il cellulare furbetto” consegnato da Freddy alla Cacco per la sfilata-messinscena. «Tali elementi insieme dimostrano un precedente accordo di tutti» si legge. E i fratelli non si sono mai pentiti.
la coimputata credibile
Secondo le dichiarazioni di Cacco, «Debora, dopo il delitto , le avrebbe confidato l’omicidio...». Perché l’ex tabaccaia veneziana si sarebbe inventata quella storia? Perché avrebbe dovuto mettersi nei guai, lei che era innamorata di Freddy e amica di Debora? Peraltro «la sua ostilità nei confronti della Noventa era palese...».
Ci sono riscontri a quella confessione benché non siano state trovate tracce di sangue nella casa del delitto. Un elemento non decisivo precisano i giudici: «... la vittima avrebbe potuto essere stordita senza provocare perdite di sangue».
Poco rilevante che non siano stati trovati «la mazzetta usata per il delitto, i sacchi e le corde impiegati per il confezionamento del corpo». Ma Isabella potrebbe essere stata tramortita con la mazzetta, il sacco potrebbe essere stato impiegato per avvolgere il corpo e la corda usata per soffocarla: tutte ipotesi con il “condizionale” in mancanza di un cadavere che non sarà mai trovato. Di certo «Cacco ha fornito una versione che ha aggravato la sua posizione ammettendo la partecipazione alla messinscena».
Il movente
«Ciascuno aveva una ragione di ostilità nei confronti della vittima... La Cacco era rivale in amore, Debora vedeva nel fratello una risorsa (economica) per il futuro del figlio ancora piccolo... Freddy covava gelosia e insoddisfazione... non voleva cedere alle richieste di fedeltà della Noventa ma si era rivolto a un investigatore privato». Quei sentimenti individuali diventano il collante «del desiderio di soppressione di Isabella» . E del suo omicidio. Ora ai tre non resta che il ricorso in Cassazione.—
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