Colf e badanti raddoppiate in dieci anni

Dai 5 mila del 2005 i collaboratori familiari regolari sono diventati più di 11 mila nel 2014, in gran parte stranieri e donne
Di Gianni Favarato
Badanti ucraine accudiscono alcuni anziani in un giardinetto pubblico a Roma in una foto d'archivio. ANSA / ALESSANDRO DI MEO
Badanti ucraine accudiscono alcuni anziani in un giardinetto pubblico a Roma in una foto d'archivio. ANSA / ALESSANDRO DI MEO

Negli ultimi dieci anni i lavoratori domestici regolari, ovvero colf e badanti, sono più che raddoppiati in provincia di Venezia, passando dai 5.377 del 2005 a 11.455 contati dall’Inps, metà dei quali (46%) sono badanti. Ai quali bisogna però aggiungere un numero imprecisato di “irregolari” che nessuno riesce a quantificare con precisione. In gran parte si tratta di donne (l’88% nel 2014, erano il 94% nel 2005), delle quali il 67% sono cittadini dell’Est Europeo e solo il 9% italiane.

I dati, diffusi dall’Inps e rielaborati dall’Ufficio Studi Cisl del Veneto, confermano la continua crescita di collaboratori familiari e badanti, in proporzione con il progressivo aumento, nella nostra provincia e nel resto del Veneto, della popolazione anziana e persone non autosufficienti bisognose di assistenza. Venezia è la terza provincia del Veneto come numero di domestici con regolare permesso di soggiorno per motivi di lavoro e messo in regola dal datore. «A livello nazionale», spiegano alla Cisl, «i lavoratori domestici iscritti all’Inps che nel 2005 erano 480 mila hanno sfiorato, nel 2014, quota 900 mila con una dinamica di crescita tra italiani e stranieri».

I lavoratori domestici italiani sono passati da 132 mila del 2005 (il 28% del totale) a 206mila nel 2014 (il 23% del totale) con una dinamica di crescita lenta ma progressiva (+ 52%) che marcia al ritmo della costante riduzione dei posti di lavoro nell’industria manifatturiera e nel commercio che ancora pagano la crisi economica cominciata nel 2008. In molti casi, infatti, i lavoratori domestici provengono da altre esperienze lavorative che si sono concluse con licenziamenti collettivi o individuali, prova ne sia il fatto che in gran parte appartengono alle fasce d’età 35-49 anni e ancor più tra i 50 e i 64 anni. Colf e badanti stranieri, invece, hanno avuto negli ultimi dieci anni alti e basse in termini di assunzioni regolari. «Si tratta», spiegano ancora all’Ufficio Studi della Cisl, «di un fenomeno determinato dalle diverse sanatorie (sopratutto quelle del 2009 e del 2012) decise dai governi in carica in Italia per regolarizzare un fenomeno sempre più rilevante come quello dei lavoratori domestici. Come ben si sa, la sanatoria degli irregolari è passata spesso tramite contratti di lavoro domestico, sia effettivi che fittizi. Chi ha ottenuto un regolare permesso di soggiorno si è trovato un’altra occupazione nel lavoro dipendente».

«Il lavoro domestico è un settore che non risente della crisi economica degli ultimi anni», commenta Maurizia Rizzo della Fisascat Cisl del Veneto, «tuttavia c’è ancora una consistente presenza di lavoro irregolare o sottopagato, spesso con l’uso illegittimo dei voucher. Senza parlare di prestazioni occasionali, magari della signora che viene a stirare una volta alla settimana. Il lavoro domestico abbisogna di una grande attenzione da parte di tutti, istituzioni comprese. Questi lavoratori, ancora oggi, hanno una tutela sociale insufficiente. Pensiamo solo all’importo della pensione che andranno a maturare dopo 30-40 anni di lavoro. Da poco, grazie alla contrattazione abbiamo avviato un’assistenza sanitaria integrativa nel caso di infortunio sul lavoro. Rimane aperto il tema della formazione professionale. Dobbiamo uscire dalla spontaneità e, spesso, dall’indifferenza verso due categorie sociali deboli: gli anziani e le donne immigrate».

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