Codici e lucchetti su porte e finestre Il check-in fai da te che deturpa la città
All’inizio erano poche, ma adesso stanno aumentando e cambiando il volto della città. Scatolette che si vedono appese con un lucchetto alle maniglie delle porte o alle griglie delle finestre. Cassettine di sicurezza che contengono le chiavi per entrare in un appartamento in affitto quando il proprietario non è presente (il self check-in).
Se in Europa è una modalità sdoganata da anni, a Venezia ha un impatto diverso, in particolare sui residenti. Le scatolette raccontano una città che sta diventando sempre più un albergo diffuso. Nei giorni scorsi il dibattito è emerso nella pagina FB Venice Golden Goldon Contest che, con pungente ironia, ha sottolineato la frequenza in aumento di questi oggetti, sollevando alcune domande, per esempio sulla sicurezza e sull’impatto visivo. In realtà, essendo un fenomeno nato negli ultimi anni, non c’è nessuna normativa che lo regoli. La Soprintendenza, interpellata dalla Nuova, ha fatto sapere che per adesso non rappresenta un problema di impatto sul paesaggio e che, qualora lo diventasse, il Comune stesso potrebbe, tramite una delibera, adottare una norma di settore per una regolamentazione. In questo caso l’assessorato di riferimento sarebbe quello dell’Edilizia privata. Per ora, il comandante della polizia locale Marco Agostini ha detto che non si può intervenire su quello che un privato decide di appendere sulla propria porta: «Sarebbe come se andassimo a disciplinare i vasi da fiori. Non si tratta di mettere su un bene pubblico o su un bene altrui qualcosa, ma io a casa mia, alla porta della mia casa, appendo una cosa che mi serve». Insomma, per adesso non ci sono norme che intervengano. Il secondo punto sulla sicurezza è invece aperto. Attualmente chi affitta in regola accoglie l’ospite e invia i documenti a un ufficio dedicato della Questura che si occupa di verificare l’identità dei turisti. Con il self check-in i documenti vengono spediti prima e, nel momento in cui il turista arriva, gli viene spedito un codice per aprire la cassettina. Generalmente, affinché l’identità di chi apre la porta sia la stessa di chi ha prenotato, si effettua una video-chiamata o si manda una foto via Whatsapp vicino al lucchetto. A quel punto il proprietario spedisce il codice che, ovviamente, cambia ogni volta. Nei siti che si occupano di affittare immobili, primo tra tutti Airbnb, viene spiegato anche dalla parte del proprietario come tutelarsi, utilizzando delle cauzioni preventive molto alte che vengono poi restituite nel momento in cui l’ospite se ne va.
Il problema può sorgere se l’immobile è in un condominio, ma chi ha un ingresso privato non deve rendere conto a nessuno. Il punto è che si può affittare Venezia anche se il proprietario è dall’altra parte del mondo perché non c’è un limite alle locazioni. E la sicurezza? Tra le domande qualcuno insinua che chi manda il documento possa poi non essere la persona che entra nell’appartamento: «Il problema riguarda le attività in nero perché i problemi segnalati possono avvenire anche se una persona fa il check-in normalmente e poi successivamente fa entrare altre persone», spiega Agostini, «Anche la sicurezza ha un limite». Il comandante ha detto che è in programma l’aumento di vigili che abbiano come incarico quello di controllare le segnalazioni di attività abusive che arrivano sul portale del Comune ogni giorno: «Il 50% sono in regola, poi nel resto ci sono infrazioni più o meno gravi», conclude. «Dall’inizio dell’anno ne avremmo controllati un migliaio, ma ci vuole del personale specializzato, per adesso sono meno di una decina. Con i nuovi arrivi cercheremo di aumentarli». —
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