Cocaina dalla Colombia chiesti 27 anni di carcere
CAMPONOGARA. Sono pesanti le richieste di condanna formulate dal Pm Bededetto Roberti davanti al Gup di Padova, il giudice Margherita Brunello, per quattro imputati accusati di traffico internazionale di cocaina, alcuni legati all’ex mala del boss Felice Maniero. Per tre il Tribunale ha stabilito l’iter del giudizio abbreviato: Giuliano De Checchi detto Stecca o Stecchin, originario di Fossò ma residente a Camponogara e legato all’ex mala; Antonio Maniero, residente a Sant’Angelo di Piove ma domiciliato a Camponogara e Luca Marcato, vicentino di etnia Sinti. Il Pm ha chiesto rispettivamente 9 anni e 6 mesi per i primi due difesi dall’avvocato Evita della Riccia, mentre 8 anni e 4 mesi per Marcato difeso dall’avvocato Mario Zecchin. Per Stefano Lodovici di Camponogara, difeso dall’avvocato Pascale de Falco, è arrivato l’ok al patteggiamento che prevede una pena di 4 anni di reclusione. «Il Pm ha accettato», spiega l’avvocato De Falco, «il fatto che la posizione dell’imputato da me difeso fosse sostanzialmente diversa da quella degli altri tre imputati nel medesimo dibattimento. Si è accettato anche che la condanna possa essere espiata agli arresti domiciliari ed è stata accolta la richiesta di scarcerazione».
La nuova udienza è stata rinviata al 25 maggio. Le accuse di cui devono rispondere gli imputati sono pesantissime. Sono accusati di traffico internazionale di cocaina nell’ambito dell’operazione “Masterchef” condotta dalla Squadra mobile di Padova.
Tutto è nato da un cuoco di Abano con la passione per la cocaina. È stato fermato in Lombardia e sulla base di questa operazione la Dda (Direzione distrettuale antimafia) ha scoperto una rete di trafficanti di droga sull’asse Colombia–Lombardia-Veneto. La parte veneta era gestita da De Checchi e Maniero che non hanno esitato a ricreare un altro canale di approvvigionamento nel momento in cui è venuta a mancare la coca colombiana. Volevano ancora droga e quindi si sono rivolti a Luca Marcato, trafficante veneto di etnia sinti. Riuscivano a procurarsene due o tre etti a settimana. I due avevano rapporti con una rete intermedia che poi si preoccupava di vendere la cocaina nelle piazze di Padova e della Riviera.
I trafficanti sapevano di essere “nel mirino”: conversazioni telefoniche ridotte all’osso, scambi droga-denaro fulminei e in luoghi riparati.
Sempre della stessa banda e coinvolti nella medesima operazione per motivi di competenza territoriale finiranno invece al 4 giugno a Venezia davanti al Gup Scaramuzza: Alessandro Prevedello e Vincenzo Pellegrino, residenti in Riviera del Brenta e pluripregiudicati.
Alessandro Abbadir
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