Cocaina consegnata in bici per lo sballo del sabato sera
MOGLIANO. Stroncato a Mogliano un giro di spaccio di cocaina, gestito da un gruppo di nigeriani, nella zona della stazione ferroviaria. La polizia ha eseguito un ordine di custodia cautelare nei confronti di Osagie Laki Idahor, 38 anni, nigeriano, ha denunciato la moglie, S.I., 26 anni, ed un complice, O.I., 32 anni. Un altro nigeriano di 31 anni è sfuggito alla misura cautelare in carcere ed attualmente è latitante.
L’indagine parte da una segnalazione della polizia postale che, nel settembre del 2014, nell’ambito di un’indagine su una truffa telematica con Poste Pay, constata che su uno dei telefonini degli indagati c’è una serie di chiamate e messaggi in uscita ed in entrata che fanno presumere ad un’avviata attività di spaccio. Entrano in scena gli uomini del reparto narcotici della squadra mobile.
Il cerchio si stringe presto attorno ad una coppia di nigeriani, marito e moglie, che vivono in un appartamento di una palazzina che sorge nella zona della stazione ferroviaria di Mogliano.
Con loro vivono anche altri due ospiti nigeriani. Presto la polizia scopre i ruoli e l’attività del sodalizio africano. La mente del gruppo è Idahor, mentre gli altri sono tutti bracci operativi. I due ospiti nigeriano molto spesso fanno da staffetta nella zona: con le biciclette girano attorno al quatiere ed avvertono via telefono i complici dell’arrivo di auto sospette o pattuglie delle forze dell’ordine. Il giro di clienti è davvero grande: ci sono impiegati, operai, imprenditori e liberi professionisti disposti ad acquistare una dose di cocaina per 80 euro. «A volte c’erano anche giovani fidanzat», ha spiegato il capo della mobile Enrico Biasutti, «che acquistavano droga da consumare durante lo sballo del sabato sera».
I luoghi prescelti dagli spacciatori per smerciare la cocaina erano sempre gli stessi: il sottopasso della stazione ferroviaria o l’area dei due supermercati che sorgono nelle vicinanze.
La polizia ha individuato una ventina di clienti e poi acquisito agli atti d’indagine la loro testimonianza. Nell’arco di un giorno gli spacciatori nigeriani riuscivano a piazzare anche una cinquantina di dosi. Se le tenevano in bocca, tutte incelofanate, in modo da ingoiarle in caso di arrivo delle forze dell’ordine. Poi le recuperavano dopo averle “espulse” in bagno.
Marco Filippi
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