Cobas attacca Carrefour «Non parla di rilancio»
MARCON. «Basta truffe e ricatti aziendali, serve un vero piano di sviluppo». Adl Cobas Treviso ritorna sulla situazione dei lavoratori dell’ipermercato Carrefour di Marcon.
«A fine maggio Carrefour e i tre sindacati di categoria hanno sottoscritto un accordo aziendale, scaturito ancora una volta dalla minaccia del licenziamento di 52 lavoratori. Dopo molti anni di utilizzo degli ammortizzatori sociali, cassa integrazione e contratti di solidarietà, l’azienda ripropone la solita ricetta: scaricare sui lavoratori la mancanza di un vero piano di rilancio».
Chiarisce Sergio Zulian di Adl Cobas: «È ormai evidente la direzione verso cui l’azienda procede: ridurre al massimo il personale a tempo indeterminato, ridurre il salario cancellando i bonus previsti dall’integrativo aziendale, ottenere la massima flessibilità su orario e sulle domeniche e scaricare i costi sull’Inps con gli ammortizzatori sociali». Precisa Zulian: «Questa situazione è preoccupante perché di anno in anno le condizioni di lavoro e le garanzie sui diritti vanno peggiorando, mentre la minaccia dei licenziamenti è solo rinviata di un anno. L’anno prossimo chiederanno così ulteriori sacrifici e cioè fare lo stesso lavoro, incluse le domeniche, con minore salario».
E ancora: «Nonostante il ricatto, circa un terzo dei lavoratori ha votato contro l’accordo sottoscritto, lanciando un segnale forte sul fatto che ormai è necessario smetterla di cedere. L’anno scorso era stato detto che mantenevano i bonus dell’integrativo aziendale se i lavoratori, compresi quelli esentati di diritto, accettavano di fare 24 domeniche all’anno e 2 festivi. Quest’anno si tengono la disponibilità alle domeniche, ma cancellano i bonus, punendo chi era stato più buono».
Da qui l’appello: «Invitiamo i truffati a revocare la disponibilità alle domeniche perché non sono stati nemmeno rispettati gli impegni presi un anno fa».
Cobas domanda: «Perché non sono stati forniti ai lavoratori i dati reali sull’utilizzo della cassa integrazione? Perché non esiste un’organizzazione mensile degli orari? Perché non ci mostrano quanti posti di lavoro sono stati affidati a società esterne con lavoratori sotto pagati?».
La conclusione: «È necessario contrastare la deriva in cui ci vogliono trascinare e spingere l’azienda a imboccare una strada diversa che garantisca diritti e prospettiva occupazionale».
Marta Artico
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