Cloe, scontro a scuola tra preside e assessore
È diventato un caso nazionale la vicenda di L.B., il 51enne professore di fisica dell’istituto d’istruzione superiore Scarpa-Mattei che venerdì scorso si è presentato in classe indossando abiti da donna e chiedendo di essere chiamato Cloe, rivelando la sua nuova identità femminile. Su San Donà si sono accesi i riflettori di tutte le televisioni nazionali. A scuola è arrivata l’assessore regionale all’istruzione, Elena Donazzan, che ha avuto un durissimo faccia a faccia con il dirigente scolastico Francesco Ardit. La Donazzan ha chiesto all’ufficio scolastico regionale di avviare un’ispezione, il preside difende le scelte fatte e si dice pronto ad assumersi le proprie responsabilità. Dalla scuola fanno sapere che non vi è stato il tempo per preparare i ragazzi, visto l’intervallo ristretto intercorso tra quando l’insegnante ha annunciato la sua decisione e quando Cloe si è presentata in classe in abiti femminili. Ieri pomeriggio la professoressa era a scuola per un corso con i colleghi, ma ha lasciato l’istituto senza parlare con i cronisti.
La ricostruzione dei fatti. Contrariamente a quanto scritto nella lettera del genitore che ha sollevato il caso, si è saputo che Cloe non è un insegnante di ruolo, ma un supplente che ha con l’Iis Scarpa-Mattei un contratto fino a giugno come insegnante tecnico pratico, assistente di laboratorio di fisica. Un contratto che il 51enne ha sottoscritto con l’istituto con la sua identità maschile. Mercoledì scorso ha incontrato il preside per comunicargli la decisione di indossare abiti femminili. Il dirigente lo ha invitato a riflettere sull’impatto della scelta, quindi ha attivato la sua vice, la professoressa Francesca Musitano, ed è stata informata la psicologa Giuseppina Valente, che offre supporto ai ragazzi della scuola. La psicologa ha chiesto un parere al Garante per i minori. Nel frattempo sono stati avvisati i bidelli e il personale di segreteria. Non c’è stato il tempo di preparare un’adeguata informazione a genitori e ragazzi. Venerdì, infatti, Cloe si è presentata in abiti femminili.
Parla il preside. Ieri è rientrato a scuola il dirigente scolastico, fuori sede lunedì per impegni professionali. «Durante il colloquio con l’insegnante abbiamo affrontato l’impatto che la sua scelta avrebbe avuto, in quanto ritenevo che non esistesse il tempo necessario per affrontare un argomento del genere con la classe in modo da prepararli», ha spiegato Ardit, «senonché il docente mi ha detto che preferiva rivelarsi. Ho preso atto della decisione e gli ho chiesto di essere sobrio. Non c’è stato il tempo per preparare i ragazzi».
Adesso il prof ha ricevuto un secondo incarico nella sede di Fossalta. In questo caso, però, i ragazzi sono già stati informati in modo adeguato. La scuola intende affrontare la vicenda con la massima trasparenza. «Mi prendo tutte le responsabilità, nel caso ce ne siano. Sono sereno», ha concluso Ardit, «ritengo che vi siano dei principi fondamentali, quali libertà, inclusione e tolleranza, che costituiscono il nostro modello didattico. Non possiamo spiegarli agli alunni e poi smentirli. Se l’individuo ritiene di doversi esprimere secondo il proprio sentire, non possiamo impedirglielo. Possiamo gestire la cosa, ma la dobbiamo accettare serenamente, a meno che non ci siano motivi di ordine disciplinare. Persone con questo sentire sono state accettate in Parlamento, perché a scuola no?».
Donazzan all’attacco. L’assessore regionale parla di forzatura del preside. «L’ho richiamato alla sua funzione di dirigente», ha tuonato Donazzan, «non si può giustificare che questo insegnante venga a scuola in modo inaccettabile, quando chiediamo ai ragazzi di tenere un abbigliamento consono. Alla scuola dico che c’è un principio di cautela. Ho chiesto un’ispezione per verificare la tenuta psicologica di questo insegnante. Non è un problema di conoscere la fisica, ma se sia in grado o meno di avere un atteggiamento equilibrato che permetta a lui di essere un docente e ai ragazzi di avere un riferimento».
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