Clochard trovato morto dissanguato
MUSILE. È morto dissanguato a causa di una ferita trascurata al collo, che probabilmente si era procurato aprendo un cassonetto. Quando la temperatura si è avvicinata allo zero, ha trascorso l'ultima sua notte all'adiaccio ulteriormente debilitato e il suo cuore ha cessato di battere. Ha perso così la vita Harnold Peil, 58 anni, tedesco di origine, senzatetto che ormai da anni dimorava tra Musile e San Donà. Il magistrato si riserva l'autopsia, ma non dovrebbe esserci stata morte violenta. La ferita, procurata qualche giorno fa e non curata, si è aperta facendo traboccare il sangue fino al decesso. Nei giorni scorsi una signora, che vive poco lontano dal ponte, lo aveva visto in pessime condizioni. Stava male, aveva delle piaghe e altre ferite, tra cui quella che si è rivelata mortale, e così ha chiamato l'ambulanza per soccorrerlo e ricoverarlo, ma lui non ha voluto. Non è stato possibile costringerlo, visto che camminava ancora sulle sue gambe e aveva la solita forza di volontà e carattere spigoloso che allontanava tutti.
Il corpo senza vita è stato notato ieri all'alba da alcuni residenti, sotto il ponte stradale lungo via Castaldia a Musile, frazione di Caposile, dove da tempo dormiva per ripararsi dalla pioggia. Sul posto è giunta l'ambulanza del 118 e i carabinieri di San Donà, ma era già morto, probabilmente da diverse ore. È stato ricomposto nella cella mortuaria dell'ospedale di San Donà. Peil era arrivato a Musile nel 1998, da Perugia, precisamente da Foligno. Era senza documenti e non parlava con nessuno. Si comportava e viveva già allora come un clochard. Un uomo solo, senza amici o parenti che chiedessero di lui. Musile e San Donà erano diventate le sua città di adozione, così come d’estate Jesolo, Eraclea e il litorale, dove talvolta lo si vedeva, rovistare tra l'immondizia o affrontare lunghissime camminate senza apparente meta.
A San Donà, non di rado, stazionava davanti all'immobile Bergamin, lungo via Aquileia, anche qui sempre intento a rovistare tra i bidoni, alla ricerca di borse, cartoni, anche qualcosa da mangiare. Si muoveva con la sua bici che spingeva a mano, carica dei pochi bagagli, tante coperte, sacchetti di plastica, qualcosa da mangiare.
Il sindaco di Musile, Gianluca Forcolin, con l'assessore ai servizio sociali, Gianni Tamai, erano informati costantemente dagli agenti della polizia locale sulle sue condizioni. «Purtroppo rifiutava ogni rapporto», ricorda il sindaco, «ormai per noi era diventato uno di quei personaggi legati al territorio al quale eravamo in un certo senso affezionati. Non ha mai disturbato, creato problemi ad alcuno con la sua vita solitaria». Al cordoglio di Forcolin, si è aggiunto quello del sindaco di San Donà, Andrea Cereser, anche lui informato della morte tragica del clochard che spesso oltrepassava il ponte per gironzolare in città, per passare un'altra delle sue giornate silenziose, l'ultima delle quali si è fermata sotto quel ponte di Musile.
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