Clochard muore a 57 anni «Inutile il nostro aiuto»
Mohammed dormiva insieme a un amico in una panchina vicino all’ospedale che era stata rimossa dopo la protesta della gente. Il vicesindaco: «Triste storia»
VATRELLA - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' DI P- IL LUOGO DOVE SONO STATE TOLTE LE PANCHINE NEI PRESSI DELL'OSPEDALE
SAN DONÀ. È morto all’ospedale di San Donà il senzatetto che dormiva sulle panchine in via Nazario Sauro. Era malato gravemente e una volta ricoverato non è più uscito dalla struttura sanitaria il 57enne Mohammed, di origine marocchina, ancora senza un cognome, un passato misterioso e una vita di solitudine a San Donà assieme ad altri clochard che stazionavano davanti all’ospedale. Contro di loro si erano levate le voci di residenti e commercianti della zona che più volte avevano chiamato anche la polizia locale. Allora, il vice sindaco e assessore alla sicurezza, Luigi Trevisiol, aveva deciso di far togliere le panchine, per venire incontro alle richieste del quartiere che non voleva più vedere certi accampamenti nella zona.
I senzatetto erano due: un rumeno, anche lui con gravi problemi e più volte segnalato per intemperanze in città, e poi Mohammed che dava i primi segni di malattia. Stava sempre peggio e una mattina era crollato a terra sanguinante. Il Comune attraverso i suoi operatori lo aveva seguito e fatto in modo che fosse ricoverato e curato in ospedale, fino a quando nei giorni scorsi le sue condizioni si sono aggravate fino alla morte. Ora saranno contattati eventuali parenti o amici, forse è stato rintracciato un fratello per i funerali e la sepoltura.
Amare le considerazioni del vice sindaco Trevisiol sulla vicenda: «Purtroppo questa è una delle tante tristi storie che ci circondano e devono far riflettere. La gente non voleva vedere questi senzatetto sul marciapiede tra l’ospedale e il parco pubblico. Noi avevano deciso di togliere la panchine per evitare che si creassero queste situazioni. Una scelta drastica e discussa. Ma non ci siamo fermati a questo e abbiamo cercato un contatto con i senzatetto, per parlare con loro, vedere come poterli in qualche modo aiutare o sostenere. Hanno storie davvero difficili e senza la loro volontà possiamo fare poco purtroppo. Resta il fatto che quell’uomo, Mohammed, e nessuno lo sapeva o si era interessato, stava davvero male. Aveva anche lui una triste storia alle spalle, la solitudine e la disperazione. Purtroppo anche la malattia». «Noi non lo abbiamo lasciato solo», conclude il vice sindaco, «ci siamo occupati di lui e abbiamo fatto in modo che fosse ricoverato per curarsi, ma purtroppo è venuto a mancare a causa di una grave malattia». Almeno Mohammed ha avuto alla fine della sua vita le cure in una struttura sanitaria attrezzata.
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