Clima e prezzi, mazzata sull’agricoltura veneziana

Quaggio (Cia): gelate primaverili e siccità estiva, poi l’aumento anche del 100% del costo di materie prime e fertilizzanti

Giovanni Monforte

VENEZIA. Prima il cambiamento climatico, con le gelate primaverili e la siccità estiva. Poi, nel terzo trimestre dell’anno, il boom dei costi di produzione che hanno ristretto i margini di redditività, a causa del rincaro dell’energia, delle materie prime, dei mangimi e dei fertilizzanti o antiparassitari. Per quest’ultimi si parla di rincari anche del 100%.

Non è facile inquadrare l’annata agraria 2021 nel Veneziano e anche il 2022 si apre tra gli interrogativi.

A provare a tracciare un bilancio è la Confederazione italiana degli agricoltori. Con il suo presidente Paolo Quaggio, Cia Venezia lancia un messaggio di ottimismo. «Lavoriamo con serietà e puntiamo sulla qualità dei nostri prodotti», esorta Quaggio, «La voglia degli agricoltori di proporre prodotti di qualità e la vicinanza al consumatore sono aspetti, che ci hanno sempre ripagato».

Ancor più che la pandemia, nel 2021 nelle campagne ha inciso il meteo. «Viviamo un andamento climatico molto altalenante, che difficilmente si coniuga con la stagionalità dell’agricoltura», spiega Quaggio, «Già un paio di anni fa le brinate tardive avevano rovinato in maniera sensibile le colture, in particolare le viti. La scorsa primavera è successa più o meno la stessa cosa, con danni sulla vite e parecchi problemi per le produzioni frutticole. È seguita poi un’estate molto calda e siccitosa. Accompagnata però da grandinate, locali ma molto intense, che hanno provocato danni notevoli ai seminativi, come mais e soia».

PER APPROFONDIRE:

In un quadro provinciale variegato, il frumento è l’unica produzione che ha registrato una certa linearità in tutte le zone, con quantità soddisfacenti e prezzi validi. Per le aziende produttrici di frumento è stato un anno positivo.

Meno bene è andata per l’uva. Non c’è stato un calo notevole, ma distribuito su tutte le nostre aree produttive, con un ribasso medio delle quantità del 10-15%. Soia e mais hanno patito la siccità. Con il risultato che chi ha potuto irrigare se l’è cavata. Per gli altri i quantitativi prodotti sono stati modesti e non all’altezza delle potenzialità, si parla di un meno 30%.

Di positivo per gli agricoltori c’è che i prezzi di alcune varietà hanno avuto un’impennata in fase di raccolta: per la soia si parla di picchi di 60 euro al quintale (da una quotazione iniziale di 33 euro), con un prezzo che ora si è assestato sui 55 - 56 euro. Il mais è passato da 17 a 27 - 28 euro al quintale. Bene per i produttori che hanno salvato la redditività. Male per gli allevatori, che hanno visto aumentare in maniera esponenziale i costi di mangimi e farine. Tra autunno e inverno, però, la scure è calata su tutti, con l’aumento dei costi di produzione (dall’energia ai carburanti) che ha intaccato il valore aggiunto degli agricoltori.

«La ciliegina sulla torta, in negativo», conclude Quaggio, «è stata la salita esponenziale, verso la fine dell’autunno, dei prezzi di fertilizzanti, antiparassitari e tutte le materie prime che normalmente si usano in agricoltura per fare la produzione, mettendo in crisi in particolare le semine del frumento». Per il 2022 Cia Venezia auspica un maggiore controllo e verifiche di quelli che sono gli effetti speculativi di certi interventi.

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