Clima anomalo per novembre, a rischio radicchio e carciofi

A Chioggia e Sant’Erasmo preoccupazione per i prodotti tipici del territorio. I Consorzi: «Fa troppo caldo per questo periodo, speriamo arrivi il freddo»

VENEZIA. Il caldo anomalo dei giorni scorsi rischia di compromettere le coltivazioni locali. Se per ora la produzione non ne ha risentito, il radicchio di Chioggia e i carciofi di Sant’Erasmo sono i prodotti che più subiscono l’umidità. Così, in vista dell’arrivo dell’inverno, serpeggia grande preoccupazione tra gli agricoltori locali. Per Giuseppe Boscolo Palo, presidente del Consorzio del Radicchio di Chioggia, ad oggi la situazione rientra ancora nella normalità.

Al mercato di Brondolo, che raccoglie 200 aziende del comune, il radicchio arriva in grande quantità. Si parla di 250 mila tonnellate prodotte tra ottobre e novembre, vendute a 40-45 centesimi al chilo. Numeri in leggero calo rispetto al 2017, ma niente di preoccupante: «C’è stata una compensazione dall’anno scorso, quando c’era un’offerta che ingolfava il mercato. Scontiamo una generale riduzione dei consumi dell’ortofrutta in Italia, pari a meno 20% rispetto al 2008». Pur con il suo tipico colore rosso, il rischio per il radicchio di Chioggia è dietro l’angolo. Se l’ondata di caldo non si arresterà entro dicembre, a farne le spese non sarà la quantità di produzione ma la forma del radicchio: allungata, e non più arrotondata. «E’ la conseguenza di umidità e acqua legata alle piogge, che fanno crescere il radicchio non permettendogli di chiudersi. Poi potrebbe anche perdere la coloritura tipica arrossata, legata all’escursione termica».

Un discorso simile coinvolge il carciofo di Sant’Erasmo. Carlo Finotello (presidente del Consorzio Carciofo di Sant’Erasmo, con 15 aziende e 2 milioni di capolini tra castraure e altre tipologie di carciofo all’anno), ammette l’anomalia dell’ultima stagione. A marzo, racconta, le colture erano in forte ritardo. Poi, l’improvviso scoppio dell’estate ha fatto impennare la produzione in brevissimo tempo. «In dieci giorni abbiamo raccolto tutte le castraure, quando di solito ci vuole almeno il doppio del tempo». Il caldo e la pioggia abbondante degli ultimi giorni fanno crescere le piante. Un bene, se non fosse che una gelata improvvisa rischia di compromettere l’intero raccolto. «Se nei prossimi anni si continua con questa altalena» dice Finotello «le coltivazioni saranno compromesse». Anche per Coldiretti Venezia, che vanta 6000 agricoltori iscritti di cui 4000 a tempo pieno, alcuni prodotti stanno risentendo del caldo anomalo.

Tra questi, come detto, il radicchio. «Il radicchio viene raccolto dal campo ma nella fase di imbianchimento anziché crescere e imbianchire, marcisce. Questo accade anche per le altre produzioni orticole in campo tipo i cavoli, broccoli» spiega la Coldiretti. Sette aziende su dieci hanno colture a seminativo, e si dividono tra: orticole, vitivinicole, zootecniche e una piccolissima percentuale florovivaistiche. Le rilevazioni segnano perdite nella media del 30% per l’orticoltura e del 40% per la soia. Proprio quest’ultima è stata flagellata dall’ondata di cimici asiatiche, con danni pari a circa 90 milioni di euro in Veneto. Dopo Padova e Rovigo, le province più colpite, non sono state risparmiate Treviso, Venezia e Verona dove più si concentra la produzione di frutta.


 

Argomenti:agricoltura

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia