Città metropolitana cedute le azioni della Save
Approvata la delibera che decide la vendita del 4,78%: previsto un incasso di 50 milioni. Astenuti i consiglieri di centrosinistra e del Movimento 5 Stelle
La Save in mano ai fondi stranieri. Ultima fase di una privatizzazione avvenuta con l’aiuto dei poteri più opachi del modello veneto che rispondono ai nomi di Galan, Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Nuovo “duello” ieri in Consiglio metropolitano sulla gestione dell’aeroporto di Tessera e della società presieduta da Enrico Marchi. La delibera che decide la vendita delle azioni ancora in possesso della Città metropolitana, il 4,78 per cento del totale. Vendendole oggi a 21 euro, la Città metropolitana incasserà circa 50 milioni. Ma perderà la proprietà, il diritto ad avere una rappresentanza in Cda e anche i dividendi annuali, l’anno scorso circa un milione 800 mila euro.
La delibera proposta dal sindaco metropolitano Luigi Brugnaro è passata a larga maggioranza, con la sola astensione dei tre consiglieri del centrosinistra Nicola Pellicani, Monica Sambo e il sindaco di Dolo Alberto Polo e dell’esponente grillino. «Così la città si arrende al Califfato di Marchi e rinuncia ai suoi diritti», hanno detto con sfumature diverse. Il sindaco Brugnaro ha annunciato il suo appoggio a Marchi: «Bravo manager a cui le amministrazioni precedenti avevano fatto la guerra». «Eravamo obbligati a vendere, per evitare dopo l’uscita dalla Borsa il
delisting,
e dunque la perdita di valore delle azioni», ha detto, «in quel modo oltre al deprezzamento avremmo anche perso il dividendo, non sarebbe cambiato nulla. Mantenendo 500 azioni simboliche manteniamo invece il diritto di rappresentanza».
Situazione opposta rispetto a quella di cinque anni fa, quando l’amministrazione Orsoni decise di vendere il suo pacchetto (circa il 15 per cento delle azioni) a un prezzo che poi è stato giudicato «troppo basso». «Non potevamo saperlo e in quel momento avevamo urgenti necessità di bilancio», aveva spiegato il sindaco di allora. Fatto sta che anche il Comune era uscito dalla
governance
dell’aeroporto, rimasto sempre più saldamente in mani private. Lo aveva fato qualche anno prima la regione di Galan, vedendo il suo pacchetto in mano alla Finanziaria regionale veneto Sviluppo. E Marchi aveva conquistato la maggioranza assoluta. Realizzando un po’ alla volte infrastrutture e parcheggi che costituiscono oggi la vera ricchezza dello scalo aeroportuale in mano a soci privati. «Ma adesso la maggioranza è di due Finanziarie, l’ inglese Infrahub e il francese leone Infrastrutture», dice Pellicani, «quello che sindaco e Marchi avevano detto di non volere».
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