Città invasa, è il lungo effetto Biennale

Categorie soddisfatte della settimana d’oro dell’arte. Folla in visita ai Giardini e all’Arsenale. I veneziani tutti al Lido
Di Manuela Pivato

Il lungo effetto Biennale sotto un sole estivo, tra la calca dei vaporetti, l’assalto agli imbarcaderi, le code per sedersi al ristorante, mangiare un panino, bere il caffè e visitare, quasi per primi, i padiglioni ai Giardini di Castello e l’Arsenale. L’effetto - benefico per le categorie, un po’ meno per il moto ondoso - si è allargato a macchia d’olio anche ieri in tutto il centro storico coinvolgendo palazzi, chiese, giardini, terrazze. L’ultimo giorno ad alto tasso di mondanità, con i postumi di una settimana di camminate e feste, prima che la Biennale diventi realmente di tutti.

Soddisfatti gli albergatori e i ristoratori, ma niente da dire anche nei bar, le boutique, i negozi di maschere, di vetri e via via fino ai banchetti di souvenir che hanno lavorato bene grazie alla buona (se non ottima) capacità di spesa delle 40 mila presenze fisse ogni giorno con picchi più elevati nei primi due giorni di vernice.

Ieri, alla folla di artisti, critici, galleristi, direttori di musei e giornalisti arrivati da tutto il mondo, si è aggiunta la moltitudine di pendolari e ancora una volta la viabilità ne ha sofferto parecchio.

Al completo, fin dal mattino, i garage di Piazzale Roma mentre altre centinaia di persone, in versione spiaggia, scendevano dai treni alla stazione di Santa Lucia. La flotta di Actv ha dovuto reggere un’altra onda d’urto di passeggeri, chi in arrivo con lo zainetto e la bottiglia d’acqua minerale per la giornata e chi in partenza con il trolley a conclusione della settimana d’oro della Biennale.

In un clima molto vacanziero, il mondo dell’arte si è mescolato con quello dei pendolari dando luogo a curiosi siparietti, come quello di un pranzo direttamente in calle fuori da Palazzo Mocenigo, a San Samuele, a metà strada tra la performance e il pic nic.

Le ultimissime inaugurazioni nei padiglioni, le cene a bordo degli yacth, i tripli turni (anche sabato sera) all’Harry’s bar hanno chiuso una settimana che la città aspettava da tempo dopo un inizio anno poco promettente. Gli alberghi, prenotati con mesi di anticipo, hanno sfiorato il tutto esaurito anche con il last minute. Difficile per tutti, anche per chi sfoggiava cognomi importanti, trovare un posto libero nei ristoranti se non dopo le 23.

Affittati tutti i palazzi disponibili dove sono stati allestiti padiglioni, mostre ed eventi collaterali, ma sono andati a ruba anche gli appartamenti per i vernissage o per chi non aveva trovato posto in albergo. Chi si era preso all’ultimo e non poteva mancare non ha badato a spese: fino a mille euro al giorno per un alloggio di 50 metri quadrati.

Nell’incrocio di gente, taxi, gondole, vaporetti pieni, calli intasate, Mercerie impraticabili e Piazza San Marco presa d’assalto; dopo il labirinto di inviti, feste e vernici, i veneziani si sono rinfrancati ieri con la prima giornata al Lido, a Punta Sabbioni o meglio ancora in barca, lontani dalla pazza folla.

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