«Città accogliente, aiutiamo i poveri»

Moraglia annuncia l’apertura di un nuovo centro per i più deboli a Marghera. Cita Papa Francesco e ringrazia la polizia
Di Marta Artico
Visita del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia a Mestre in occasione dei festeggiamenti di San Michele patrono della città e delle Forze dell'Ordine.
Visita del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia a Mestre in occasione dei festeggiamenti di San Michele patrono della città e delle Forze dell'Ordine.

Un nuovo dormitorio per i poveri e i senzatetto sorgerà a Marghera entro la fine dell’anno. Ha scelto di parlare ai cittadini della terraferma con i fatti il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, che ieri sera durante l’omelia di San Michele, patrono di Mestre ha richiamato la necessità di «tornare a declinare nelle nostre città in modo armonico e in vista di un vero bene comune, il principio della destinazione universale dei beni, della proprietà privata e della solidarietà». Da qui l’annuncio: «Nella logica di una città più accogliente che non esclude arbitrariamente nessuno, la Chiesa veneziana si sta impegnando per aprire presto una nuova struttura, mensa e dormitorio, che sorgerà a Marghera a favore delle persone più deboli e a rischio di questa città». Un «segno concreto», lo definisce il Patriarca, nell’anno della Fede. E più volte ha citato le parole di Papa Francesco.

In prima fila davanti a Moraglia, il sindaco, Giorgio Orsoni, il questore Vincenzo Roca, il vicesindaco, Sandro Simionato, rappresentanti della giunta comunale e provinciale. A fare gli onori di casa l’arciprete del Duomo, don Fauso Bonini. Nessun accenno diretto, da parte del Patriarca, ai problemi che affiggono il centro città (degrado e criminalità) in questi giorni al centro del dibattito, ma un riconoscimento a chi lavora per gli altri. Prima ancora di iniziare l’omelia, il pensiero è andato agli agenti, che festeggiavano il patrono, San Michele: «Saluto il questore e gli uomini e le donne della Polizia di stato, che cercano di fare in modo che la nostra città sia libera sotto la legge. Grazie per quello che fate». Poi si è rivolto ai fedeli toccando temi caldi tra cui il lavoro e il suo legame con il tessuto sociale: «Il lavoro non ha solo una forza oggettiva che produce 'manufatti' di tipo materiale, ma arricchisce la persona e diventa un 'legame' che unisce gli uomini fra loro e un elemento costitutivo della convivenza sociale per cui proprio il lavoro consente il costituirsi stesso della società».

Il Patriarca ha parlato di famiglia e di una «più equa politica fiscale attraverso la quale ci si sforza di pervenire ad una più equa redistribuzione dei beni». Parole chiave: lavoro, convivenza civile, politica fiscale, bene comune. Secondo il Patriarca, «le persone e la famiglia devono tornare ad essere criterio di riferimento nei confronti delle cose e delle istituzioni».

Poi il cuore del messaggio: «La città, intesa come luogo di convivenza sociale, è di tutti e in essa ogni uomo e donna sono chiamati ad operare a favore della comune convivenza ma anche a beneficiare dei suoi beni e ricchezze». Ecco la connessione con la nuova struttura per le persone a rischio. «Ringrazio le autorità che si sono rese disponibili, faremo uno sforzo consci che è ben fatto, per dare a questo pezzo della città che ne aveva più bisogno, un segno di accoglienza, speranza concreta e di educazione reciproca al bene comune».

Sull’altare a chiudere la celebrazione l’ispettore Capo Luca Cosson, che ha letto la preghiera della polizia. Il direttore della Caritas, don Dino Pistolato, ha spiegato che il Centro sorgerà in via Oriboni, in una ex scuola concessa dal Comune, ospiterà 24 persone, anche donne. Gli ospiti potranno soggiornare per due settimane rinnovabili, dunque un centro di pronto intervento. Ci saranno servizi, la lavanderia, si fornirà la cena in catering (forse se ne occuperà la San Vincenzo) e la colazione. «Contiamo di aprire quanto prima, forse entro Natale, con il freddo, per andare incontro a chi si trova senzatetto nel momento più duro».

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