Cisl: «Se l’Enea ci ha bocciato è solo colpa dei veneziani»

Duro attacco del sindacato: «Ritenuti inaffidabili su garanzie ambientali e tempi. La Regione vuole presentare ricorso? Lo faccia, ma riflettiamo sulla sconfitta» 
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MARGHERA. Comune di Venezia e Regione Veneto sul banco degli imputati per il mancato risanamento di centinaia di ettari di aree industriali dismesse a Porto Marghera, che ha causato la recente bocciatura dell’Enea per ospitare un avanzato centro di ricerca europeo (Dtt) sull’energia prodotta con la fusione nucleare.

L’ultimo convegno per commemorare il Centenario di Porto Marghera si è tenuto ieri, a cura della Cisl, nel Padiglione Antares del Parco Vega di Marghera, dove è allestita la mostra “Industria/e” visitata da oltre diecimila persone, molti studenti, che chiuderà i battenti il 2 giugno.

La bocciatura dell’Enea. Nella sua relazione introduttiva, il segretario generale della Cisl veneziana, Paolo Bizzotto, ha sostenuto che la bocciatura del comune di Venezia che si era candidata, con un progetto sostenuto da anche dalla Regione Veneto e dall’Università di Padova, ad ospitare il grande centro di ricerca dell’Enea sulla fusione nucleare «è assai grave, ma la colpa è veneziana», in quanto il punteggio attribuito dalla commissione dell’Enea indica che nell’area di Porto Marghera individuata «non c’è la certificazione ambientale, non c’è nessuna garanzia sui tempi di disponibilità dell’area ed, infine, è stato valutato quasi a zero il valore della utilità delle infrastrutture presenti, così la Commissione di valutazione dell’Enea sulle nove regioni che si erano candidate, ha relegato Porto Marghera al terzultimo posto, per via dell’assegnazione di zero punti su due dei 19 criteri utilizzati e di 1,51 punti su un terzo criterio, determinando così la conseguente perdita di 500 milioni di euro di investimenti e di 1500 posti di lavoro e un indotto pari a 1,5 miliardi di euro».

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Impegni vanificati. Il segretario della Cisl veneziana ha parlato di una «situazione che vanificato tutto il confronto in corso tra le Istituzioni locali e le parti sociali e gli impegni già assunti su questi temi, sia sulle bonifiche e l’ambiente ma soprattutto la disponibilità delle infrastrutture presenti a Porto Marghera». All’assessore regionale Roberto Marcato che ha detto di voler impugnare la «ingiusta» assegnazione del bando dell’Enea al progetto Dtt presentato dal Frascati (Lazio), e al sindaco Brugnaro che qualche ora dopo ha dichiarato alle televisioni che «si deve andare a fondo della decisione dell’Enea perché non è possibile che il progetto della centrale nucleare sia andato a Frascati», il segretario della Cisl ha replicato: «al di là del fatto che chi ne ha la competenza possa impugnare l’esito della gara dell’Enea, in primis la Regione, come organizzazioni sindacali non possiamo permettere che passi un chiaro messaggio di impossibilità di investire in qualsiasi tipo di attività a Porto Marghera».

Nuovi progetti. Il segretario della Cisl veneziana guarda, comunque, avanti e concludendo la sua relazione ha ricordato che «ora bisogna pensare a quali garanzie fornire alle imprese che si sono espresse con le 59 manifestazioni di interesse per l’Area di Crisi Industriale Complessa, pervenute alla call promossa dal ministero dello Sviluppo Economico» augurandosi che il ministero dell’Ambiente, che sta valutando l’impatto ambientale del progetto da 100 milioni di euro di Venice Lng di realizzare portare un deposito di Gas Naturale Liquido a Porto Marghera «non sia condizionato dal parere negativo dell’Enea su bonifiche, certificazione ambientale e infrastrutture». «Se tutto questo accadesse», ha aggiunto Bizzotto, «sarebbe il fallimento e la dimostrazione dell’incapacità di Istituzioni e parti sociali di cogliere queste grandi opportunità con i conseguenti benefici economici, occupazionali e sociali», per questo chiedo al sindaco Brugnaro di convocare la Cabina di Regia per la quale si era impegnato a riunire le organizzazioni sindacali e gli imprenditori. Da parte nostra ci sono molte attese anche sulla questa questione dei 107 ettari di aree dismesse che Eni vuole cedere ma Regione e Comune non hanno acquisito».

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