Circonvenzione avvocato e notaio finiscono indagati

R.d.r.

Una signora ultranovantenne mestrina lascia in eredità un immobile ad un avvocato incontrato in una sola occasione per caso, conoscente della sua amministratrice di sostegno. E un notaio bellunese certifica il tutto, con l’aiuto della sua segretaria.

Circonvenzione di incapace accusa la pubblico ministero Laura Cameli. Il caso è arrivato, ieri, davanti al giudice per le udienze preliminari Gilberto Stigliano Messuti, che ha subito fatto uscire di scena l’impiegata del notaio (la 27enne Nadia Lentini, accusata di aver dichiarato di essere presente come teste, mentre in realtà si sarebbe trovata a Belluno): per lei il giudice ha confermato la pena patteggiata tra accusa e difesa, a 1 anni e 4 mesi di reclusione, pena sospesa. Non altrettanto ha fatto per gli altri imputati: il 63enne avvocato mestrino Roberto Bolognesi (difeso dall’avvocato Luca Fonte); l’amministratrice di sostegno dell’anziana Anna Cergna, 45enne di Mestre (con l’avvocato Francesco Schioppa) e il 41enne notaio Domenico Napolitano, natali casertani e residenza a Belluno (avvocato Jenni Fioraso). Per loro, Procura e difese avevano raggiunto un accordo per chiudere la vicenda con un patteggiamento a 2 anni senza entrare nel merito, ma il giudice l’ha ritenuta non congrua. Così sarà un altro gup a doversi esprimere sul rinvio a giudizio dei tre professionisti.

I fatti contestati risalgono all’aprile del 2018. Per la Procura, il legale sarebbe stato «istigatore prestandosi ad essere designato erede», l’amministratrice avrebbe fatto da tramite con l’anziana, il notaio avrebbe attestato falsamente che la signora fosse nel pieno possesso delle sue facoltà mentali: «Abusando dello stato di estrema prostrazione e deficienza psichica della 91enne, affetta da deficit cognitivo e sottoposta a trattamento farmacologico di tipo psichiatrico», scrive la pm nel capo di imputazione, «approfittando dell’assenza di qualsivoglia figura parentale o familiare di riferimento, la inducevano a designare Bolognesi, a lei del tutto sconosciuto, quale essere universale». Gli imputati, da parte loro, respingono le accuse. —



Riproduzione riservata © La Nuova Venezia