Cinquemila in corteo per il contratto
Un corteo lunghissimo, una sfilata di bandiere, striscioni e palloncini colorati che, per quasi un'ora di marcia, ha occupato la stazione di Santa Lucia, il ponte della Costituzione, piazzale Roma, tutta la fondamenta di San Simeon Piccolo e il ponte degli Scalzi, arrivando poi a sciamare lungo lista di Spagna per radunarsi infine in campo San Geremia.
Ieri dalle 14 alle 17, Cgil, Cisl e Uil hanno preso d'assalto le porte d'accesso al centro storico, in una protesta che ha coinvolto i lavoratori pubblici di tutto il Veneto, a cui si sono affiancati i dipendenti comunali della stessa città lagunare. Circa cinquemila i partecipanti al corteo, secondo le sigle, ed effettivamente il fiume umano che giovedì è sfilato lungo il Canal Grande era impressionante: quando la testa del corteo ha raggiunto la fondamenta del monastero e il ponte della Croce, sulla riva opposta si poteva ancora vedere la coda sfilare davanti a palazzo Grandi Stazioni, a significare che i manifestanti, schierati senza soluzione di continuità, coprivano quasi mezzo chilometro di masegni, marmo e asfalto.
Le categorie. Alla protesta hanno partecipato i lavoratori della sanità (proprio per questo si è preferito optare per un appuntamento pomeridiano), i dipendenti delle Ipab, ma anche agenti della polizia municipale, vigili del fuoco, insegnanti, guardie forestali ed ex impiegati delle Apt provinciali, tutti con le loro motivazioni particolari e al contempo accomunati dalla grande battaglia per il rinnovo del contratto collettivo di funzione pubblica, rimasto nel cassetto per ben sette anni.
Le richieste. «Quello che chiediamo non è però solo una nuova contrattazione» ha ricordato Giovanni Faverin, segretario generale Cisl Fp «siamo qui a rappresentare ben 100mila lavoratori che chiedono una riforma importante per il servizio pubblico: vogliamo che vengano assunti i giovani precari (ci sono 38mila persone che aspettano di lavorare nella sanità, ad esempio), vorremmo che il Veneto facesse da capofila per migliorare i contratti del terzo settore, vorremmo finalmente sciogliere il nodo delle Ipab. La Regione potrebbe far partire un modello innovativo, scommettendo finalmente sulle persone. Bisogna cambiare il modo di fare welfare, il pubblico impiego da vent'anni è un settore disorganizzato scientificamente per favorire sprechi, appalti e corruzione».
«Qui la situazione è diversa» ha proseguito Carlo Alzetta, della Cisl lagunare, che prima di raggiungere Santa Lucia ha messo in piedi un sit-in a Ca' Farsetti «Stiamo ancora aspettando il Salva Venezia per eliminare le sanzioni del Patto di Stabilità e per questo ci appelliamo al governo: il nostro sforamento è proprio dovuto al fatto che lo Stato non ha onorato i propri debiti verso il Comune. A luglio non saranno rinnovati i contratti di precariato delle scuole, e non si risolve il problema dell'integrativo per i comunali».
«Le indennità che i sindaci oggi tagliano per evitare la scure del ministero servivano a garantire prestazioni e servizi» ha tuonato dal palco Daniele Giordano, segretario Cgil, mentre agli angoli di campo San Geremia la folla utilizzava le bandiere per sedersi a terra «qui a Venezia ci sono assessori che si divertono a cambiare i mobili del proprio ufficio mentre i lavoratori perdono il salario, è una vergogna».
Le promesse. La protesta dei sindacati ha già ottenuto qualche timido risultato, comunque: ieri il presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti, e il vicegovernatore Gianluca Forcolin hanno espresso la loro solidarietà ai manifestanti, mentre l'assessore regionale al Lavoro, Elena Donazzan, ha convocato le sigle per un confronto il prossimo martedì.
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