Cinquecento firme per fermare i profughi
Cinquecento firme in due giorni, trecento solo ieri mattina davanti alla chiesa in occasione delle due messe domenicali. Trivignano si ribella alla decisione di realizzare nella ex scuola elementare Parolari, il centro di smistamento per profughi, il cosiddetto hub.
Ieri mattina ad aprire il tavolino, per la raccolta firme, davanti alla chiesa è stata Debora Bortoloni, la commerciante che per prima ha organizzato la protesta contro l’arrivo dei migranti da ospitare e che poi saranno smistati nelle sedi definitive. Non si tratta di una struttura per ospitare definitivamente dei profughi. Comunque sia, a Trivignano come a Olmo e Martellago c’è preoccupazione per l’insediamento. Tutti temono che una volta aperta la struttura questa diventi un punto dove i profughi resteranno per lungo tempo. Ma soprattutto temono che questi non essendo controllati se ne vadano in giro nel quartiere. Claudio Lazzaro, ex consigliere comunale del Pd, dice: «Questo è un paese di anziani e la gente ha paura. Noi non siamo contrari all’accoglienza. Ma deve essere un’accoglienza organizzata bene e non calata dall’alto senza ascoltare chi sta sul posto. Il commissario è consigliato male. Non si possono mettere in quella scuola, è come se venissero ospitati in piazza Ferretto. Con tutte le caserme libere e già pronte, perché li portano qui e senza controlli? Non c’è nessuna logica in tutto questo».
Nella scuola saranno realizzati bagni e uno spazio uso cucina. Per il momento questa struttura è l’unico hub che sarà realizzato in Veneto. Infatti il Prefetto di Venezia Domenico Cuttaia ha ricevuto parecchi no alla sua richiesta di collaborazione con gli enti locali.
Nella raccolta di firme sono impegnati anche gli appartenenti del Comitato per Trivignano con il vice presidente della municipalità Emanuele Rebesco.
Le preoccupazioni degli abitanti del posto sono sintetizzate in quanto ha detto, due giorni fa, il parroco, don Claudio Gueraldi: «Le persone sono preoccupate, non solo qui, ma anche a Olmo e a Martellago. Lo spirito di accoglienza cristiana non si mette in discussione, ma sono processi che vanno gestiti mentre in questo caso la decisione è stata calata dall'alto, è passata sulle teste della comunità, senza che nessuno potesse dire nulla. Hanno chiesto le chiavi della scuola, hanno fatto i sopralluoghi, e non hanno detto nulla a nessuno». In molti hanno bussato alla porta di don Claudio per capire se lui ne sapesse qualche cosa, se fosse preoccupato. «Lo sono come tutti quelli che abitano da queste parti, perché non siamo ingenui e sappiamo come finiscono queste cose. - dice - Con queste iniziative si rischia solo di buttare benzina sul fuoco, alimentare sentimenti paura e odio in un periodo difficile per tutti».
Debora Bortoloni è decisa a farsi sentire in tutte le sedi. Per il momento ha distribuito foglietti per la raccolta delle firme ad amici e conoscenti anche di Martellago e Olmo. «Mercoledì, ad una settimana dall’inizio della raccolta faremo il punto della situazione. Ad oggi abbiamo già messo assieme quasi cinquecento firme, poi le consegneremo a commissario e Prefetto. Questa scelta rischia di mettere in ginocchio le poche attività commerciali del paese. Quella scuola è una scelta sbagliata sia come è avvenuta, ma pure perché non è il posto più indicato essendo in un centro di paese».
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