Cinque zone in città Ecco la mappa dello sfruttamento

Ogni sera 54 ragazze in strada, le più giovani sono nigeriane Nel 2012 si sono avvicendati 285 soggetti, uomini compresi
Di Francesco Furlan

Hanno un protettore ciascuna, quasi sempre della loro stessa nazionalità e se sgarrano vengono punite: tutte le ragazze che si prostituiscono in strada sono in un regime di sfruttamento, molto spesso sottoposte a violenza. Mediamente sono tra le 55 e le 60 le prostitute che ogni sera scendono in strada, ma nel corso del 2012 sono state 285 le persone dedite alla prostituzione che, anche per un breve periodo, hanno “lavorato” a Mestre. Cinque le zone, monitorate costantemente dagli operatori del Comune in prima linea per combattere la prostituzione, e che lo scorso anno sono riusciti a garantire protezione a oltre 60 donne.

La zona di maggior prostituzione è quella di Marghera (via Fratelli Bandiera e via dell’Elettricità) dove ogni sera in strada ci sono 22 persone, tra questi 6 transessuali e 4 uomini, rumeni o marocchini, anche se ultimamente si è visto anche qualche ragazzo originario del Bangladesh. Le ragazze invece sono bulgare o nigeriane, e tra queste sono tornate sulle strada anche ex prostitute, trentenni, che erano riuscite ad allontanarsi dal giro, ma che la crisi ha obbligato a un salto nel passato. C’è poi l’area del Terraglio, con 12 presenze medie al giorno, con ragazze arrivate da Romania e Ungheria.

In centro città la zona principale resta l’area di via Piave, con ragazze che arrivano da vari paesi, e transessuali “storici”, sudamericani di lingua spagnola, dal Perù o dalla Colombia. E infine ci sono Malcontenta, con le prostitute prevalentemente affacciate sulla statale Romea - mediamente 6, molte di più d’ estate - e di San Giuliano, con alcune prostitute che, a seconda dei periodi, si spingono fino a Campalto.

«Mediamente c’è un rapporto di uno a uno tra prostituta e protettore», spiega Claudio Donadel, responsabile per il Comune del servizio contro la prostituzione, «ma è chiaro che spesso i protettori tendono a unirsi in gruppi». Unione di comodo per un migliore controllo del territorio e che di solito vede collaborare sfruttatori della stessa nazionalità.

Le nigeriane, ad esempio, sono tenute sotto controllo dalle maman, mentre le ragazze bulgare, quasi tute rom, da uomini dello stesso gruppo sociale. Molto spesso i protettori devono, per poter far “lavorare” le loro ragazze, pagare l’affitto della strada agli albanesi. Le giovani nigeriane invece pagano la zona in cui stanno alle “vecchie” prostitute nigeriane che, pur non lavorando più, detengono la “proprietà” del marciapiede. Le ragazze sfruttate sono per la maggior parte giovanissime: le ungheresi e le rumene hanno mediamente tra i 20 e i 25 anni, le bulgare tra i 25 e i 35, le nigeriane sono le più giovani, obbligate a prostituirsi tra i 19 e i 22 anni.

I maschi che si vendono a Marghera hanno tra i 20 e i 25 anni mentre i transessuali solitamente tra i 30 e i 40. «Nel 1995, quando siamo partiti», aggiunge Donadel, «le ragazze in strada erano tra le 110 e le 120, oggi il numero è inferiore, per così dire, alla richiesta del mercato». C’è poi la prostituzione in appartamento: circa 300 casi solo nel 2012.

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