Cinque telefonate per avere il riscatto

Il tecnico del Noventa complice del sequestratore di un imprenditore: aveva svelato alla vittima di essere parte dell’affare
Di Silvia Bergamin

NOVENTA. Cinque mesi vissuti in balia delle chiamate del suo rapitore, che minacciava di fargli del male se non avesse provveduto a consegnare i 200 mila euro di riscatto pattuiti.

«È la fine di un incubo». Sono le parole che ieri mattina la vittima avrebbe pronunciato davanti agli investigatori, stupito peraltro nell’apprendere l’identità delle persone che lo avevano preso di mira. Un incubo a cui i carabinieri del Radiomobile di Cittadella e i colleghi di Camposampiero hanno messo fine all’alba di mercoledì, quando si sono presentati a casa di Nerio Corò, 45 anni, di Noventa di Piave, libero professionista, da due anni allenatore del Noventa Calcio, e di Stefano Costa, 36 anni, di Bassano del Grappa, disoccupato ed esponente del Movimento 5 Stelle.

Sarebbe stato il disperato bisogno di denaro a spingere i due a organizzare il sequestro lampo dell’imprenditore 55enne di Camposampiero, titolare di un'azienda specializzata nelle serigrafie. Sarebbe stato Stefano Costa a prendere per primo contatto con la vittima: «Sono un imprenditore, avrei un affare da proporti. Se sei d'accordo potremmo darci appuntamento a Bassano, così ne parliamo a quattr'occhi». Un invito che il camposampierese aveva accettato di buon grado.

Trascorso qualche giorno dalla chiamata, il 55enne si era messo al volante della sua auto per raggiungere il luogo indicato dal potenziale “socio”. Al momento dell'arrivo, però, si era trovato di fronte un uomo mascherato che gli aveva urlato: «Sono della Guardia di finanza, ti dichiaro in arresto». Il poveretto era rimasto impietrito, incapace di reagire alle minacce dell’aggressore, che, dopo averlo legato e imbavaliato, si era invece rivelato come affiliato alla 'ndrangheta. L'imprenditore era stato poi sbattuto nella sua auto e il rapitore, che ora si trova in carcere a Vicenza,- si era messo al volante del mezzo, mentre con una mano puntava un'arma da taglio contro il sequestrato. «Ti lascio andare solo se mi dai 200 mila euro», gli aveva detto. Come rifiutare?

Il malcapitato aveva promesso il riscatto e, dopo quasi due ore, era tornato in libertà. Il giorno dopo si era però recato in caserma a Camposampiero per raccontare agli uomini del maresciallo Claudio Girolimetto cosa gli era accaduto. L'imprenditore aveva paura, per sé ma anche per la sua famiglia. Nelle settimane successive, infatti, la vittima era stata contattata per cinque volte al telefono dal suo sequestratore, che gli ricordava insistentemente che tra loro c'era un conto aperto. È in questo periodo che s’inserisce la chiamata di Corò, che svela all'imprenditore di essere parte dell'affare. Le indagini dell'Arma s’intensificano, mentre attorno alla vittima vengono predisposti una serie di servizi di protezione per tutelarlo.

Stefano Costa e Nerio Corò devono rispondere dei reati di rapina aggravata, porto abusivo di armi, tentata estorsione e sequestro di persona a scopo di estorsione.

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