Cinque ordigni ancora carichi in garage: a San Stino poteva essere una strage

Hanno rischiato di essere coinvolte nell’esplosione costata la vita a un uomo anche le case attorno. L’amico Cusin in condizioni irreversibili

Carlo Mion
Un artificiere con metal detector davanti alla casa dove è avvenuto lo scoppio
Un artificiere con metal detector davanti alla casa dove è avvenuto lo scoppio

SAN STINO DI LIVENZA. Poteva essere una strage se oltre ad esplodere l’ordigno che i due stavano smontando per svuotarlo, fossero scoppiati anche gli altri cinque che sono stati trovati dai militari nel garage. Cinque ordigni ancora carichi e in grado di far saltare la casa coinvolgendo anche le abitazioni vicine a quella di Mauro Palamin, 60 anni, l’uomo morto sabato mentre con l’amico Domingo Cusin, 48 anni, stava aprendo un proiettile d’artiglieria per svuotarlo dall’esplosivo. Domingo Cusin dopo un primo ricovero a Mestre ora è stato ricoverato nel reparto di rianimazione dell’Ospedale di San Donà. Le sue condizioni sono irreversibili. L’esplosione gli ha devastato il volto creando danni al cervello. Difficilmente sopravviverà.

I carabinieri della compagnia di Portogruaro stanno ricostruendo l’accaduto, coordinati dalla Procura di Pordenone. Da quanto si è appreso i due erano impegnati a smontare un proiettile di artiglieria dopo averlo bloccato con una morsa. L’intento era quello di svuotarlo del contenuto di esplosivo, per poi vendere il contenitore in metallo ai collezionisti di materiale bellico inerte. In paese a San Stino li ritenevano addirittura degli esperti in questa pratica. Ieri pomeriggio sono terminate le operazioni di bonifica effettuate dagli artificieri dell’8° reggimento Genio guastatori paracadutisti “Folgore” di Legnago, in provincia di Verona. L’8º Reggimento è l’unico reparto di guastatori paracadutisti dell’Esercito Italiano. Alla fine del lavoro tra decine e decine di ordigni inerti ne hanno trovato cinque ancora carichi. Una volta separati dagli altri li hanno portati via e messi al sicuro in un poligono in attesa che l’autorità giudiziaria dia il nulla osta per distruggerli. Il resto del materiale è rimasto nella casa della tragedia in via Trentin. Molto probabilmente si tratta di ordigni svuotati dall’esplosivo.

I due amici da anni facevano i recuperanti e hanno ceduto ordigni e altri cimeli ad amici e parenti. Molti quelli venduti, una volta resi inerti. Spesso li portavano in esposizione anche in provincia Udine dove c’è un mercato fiorente di questo materiale. La maggior parte di quello che portavano a casa, lo raccoglievano lungo il Piave, dove correva il fronte nella Grande Guerra. Lavoravano con metaldetector e banchetta. Una volta trovato l’ordigno, in teoria dovevano chiamare i carabinieri che davano il via alle procedure burocratiche, per poi iniziare le operazioni di bonifica dell’area del ritrovamento. Successivamente l’ordigno ritrovato dovrebbe essere distrutto dagli specialisti del Genio Guastatori dell’Esercito. In realtà Palamin è il suo amico non lo facevano.

L’incidente è avvenuto sabato poco prima delle 17.30. Nella zona di via Trentin, ma anche in altre parti del paese, si è sentito un gran botto. I primi a intervenire con i sanitari del Suem sono stati i vigili del fuoco di San Donà e Motta di Livenza, che hanno portato all’esterno il ferito. Purtroppo, per Palamin non c’era più nulla da fare. All’inizio si pensava a uno scoppio causato dal gas uscito da una bombola di gas. Quando i pompieri sono entrati nel garage si sono resi conto di quello che era successo. Va ricordato che sono intervenuti rischiando moltissimo

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