Cinque cinghiali avvistati in strada scatta l’allarme
JESOLO. Cinghiali lungo le strade, una pericolosa invasione che arriva dal centro Europa. I naturalisti ritengono che gli animali selvatici che si vedono arrivare addirittura fino al litorale, provengano in realtà dalle foreste dell'Ungheria. Percorrono distanze immense alla ricerca disperata di cibo, che evidentemente non trovano più a sufficienza. E stanno creando problemi agli automobilisti e alle colture della zona del Basso Piave.
Nei giorni scorsi sono stati segnalati almeno cinque cinghiali provenienti dalla Pedemontana o dalla confinante regione friulana, ormai giunti nei campi nelle zone di Jesolo, Ceggia, San Donà, Noventa ed Eraclea. La scorsa estate un'auto guidata da una ragazza ne aveva centrato in pieno uno in via Martin Luther King. In questo periodo i cinghiali sono usciti allo scoperto dopo la mietitura della soia e del mais.
Un paio d'anni fa la polizia provinciale ne aveva abbattuto uno che si era gettato in mare correndo sulla spiaggia, per fuggire alla cattura, nella zona tra Caorle e Bibione, precisamente davanti alla spiaggia selvaggia della Brussa. I poliziotti dovettero salire a bordo di una imbarcazione per raggiungerlo e sparare. Il problema principale è che gli automobilisti se li trovano improvvisamente in mezzo alla strada, magari di notte. L'impatto può essere violentissimo anche perché la stazza è impressionante. Si tratta di animali che arrivano a pesare anche un quintale e mezzo. Possono causare danni consistenti sia alla vetture sia all’automobilista coinvolto.
La polizia provinciale sta cercando di portare a termine le operazioni di abbattimento dei cinghiali, alla luce dei rischi e dei danni che stanno causando. L’assessore provinciale alla Polizia provinciale Giuseppe Canali ha tutte le intenzioni di arginare il fenomeno con ogni mezzo. «Interveniamo dove ci sono reali condizioni di pericolo per le persone», spiega, «e si prosegue con l’abbattimento dell’animale. Seguiamo la situazione per risolvere un problema che riguarda gli agricoltori e le loro colture, ma soprattutto l’incolumità delle persone».
Giovanni Cagnassi
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia