Cinque anni dopo la tragedia di Vogel incubo quotidiano in Canal Grande
VENEZIA. Cinque anni dopo la tragedia, la situazione è ancora ad alto rischio. Il 17 agosto del 2013 moriva in Canal Grande il criminologo tedesco Joachim Vogel. Una morte assurdo, nel luogo considerato fino ad allora il più sicuro del mondo. Vogel era in gondola con la famiglia, sotto il ponte di Rialto. Il traffico caotico di quel giorno aveva prodotto la situazione di emergenza. Un taxi, una gondola, un vaporetto fermo in mezzo al Canal Grande. Un altro vaporetto costretto alla marcia indietro improvvisa, prima di mettersi di traverso. Dietro, lo sfortunato professore era stato colpito alla testa dallo scafo. Tragedia annunciata, avevano accusato comitati e cittadini, «colpa del traffico incontrollato».
Inchiesta della Procura, mea culpa delle categorie, promesse del Comune di ridurre il traffico delle imbarcazioni in quei punti.
Ma cinque anni e tre amministrazioni dopo, nulla è cambiato. A oggi sotto il ponte di Rialto è vietato il passaggio soltanto alle barchette dei residenti (fino a mezzogiorno). In teoria anche ai motoscafi del noleggio turistico fino alle 15. Ma il numero dei taxi è aumentato, quello dei vaporetti anche con l’introduzione di nuove linee, così le corse di Alilaguna, le gondole. Il Comune ha allo studio il nuovo Piano del Traffico che non arriva. «Stiamo lavorando a una nuova organizzazione, cominciando dagli orari», dicono in municipio.
Ma la situazione è al limite del collasso. L’altro giorno, vigilia di Ferragosto, un vaporetto di linea 1 è stato costretto a invertire la marcia di colpo. Gondole e motoscafi uscivano dalle cavane. La quantità del traffico acqueo in Canal Grande è oggi molto superiore a quella del 2013. Da allora ci sono state nuove licenze di taxi rilasciate, aumento esponenziale della quantità di turisti e dunque della mobilità acquea. Servizio pubblico non di linea diventato servizio turistico, senza limiti. E la città non tiene più. Il sindaco Luigi Brugnaro annuncia maggiori controlli. Ma è prudente sui divieti di accesso alle categorie economiche. I gondolieri invocano controlli. «Le norme esistenti sono sufficienti», dicono). Plaudono all’operazione «Onda zero», che ha un po’ ridotto il moto ondoso in bacino San Marco.
Ma nel resto della laguna e dello stesso Canal Grande è emergenza. Limiti di velocità non rispettati, mancato rispetto della città e delle ordinanze che vietano le carovane e fissano una distanza minima tra motoscafi. Ma anche delle precedenze dovute all’Actv. «Ogni giorno è peggio», si sfoga un pilota. A pagare per la morte di Vogel sono stati anche loro, i comandanti dei vaporetti costretti alla manovra. Insieme a i gondolieri e a un motoscafista. Ma adesso la situazione è diventata esplosiva. I punti critici sono sempre gli stessi, Ferrovia e Rialto, ma anche il Rio Novo, il Canal Grande verso la Salute. Le postazioni dei vigili col telelaser si vedono ogni tanto, ma hanno un effetto limitato. E intanto il Canal Grande scoppia. —
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