Cinquanta case comunali assegnate ai più “ricchi”
Tra gli inquilini delle 5060 case del Comune, 1589 nuclei hanno un reddito inferiore ai 18.300 euro; 2371 famiglie tra i 18 e i 31 mila euro; infine, 568 hanno redditi tra 31 e 107 mila euro e, tra questi ultimi, in 54 superiori ai 50 mila euro. “Paperoni” trattandosi di case pubbliche, affittate a canoni variabili (per reddito) da poche decine di euro fino a non più di 7 mila all’anno, con una media prevalente di mille, 2 mila euro. Le circa 700 case che mancano all’appello sono occupate da inquilini morosi: «È evaso 1 milione l’anno dei 9 dei canoni all’incasso», dice l’assessore alla Casa, Bruno Filippini, «ma si tratta per lo più di gravi stati di necessità e casi sociali. Ne abbiamo recuperato il 15%». Poi ci sono i casi di decadenza per perdita di titoli, ma sono pochi: tra le 560 abitazioni controllate nel 2013, gli inquilini scoperti non in regola con dichiarazioni dei redditi e proprietà immobiliari sono stati ben 132 (con aumento dei canoni), ma solo 3 si sono visti stracciare il contratto per perdita totale dei requisiti. 500 abitazioni sono poi vuote: 300 in attesa di essere vendute, le altre in pessimo stato di manutenzione, per le quali il Comune non ha fondi a sufficienza.
È il frutto - un po’ distorto - della legge della Regione Veneto 18/2006: così, se la norma prevede che le case di Edilizia residenziale pubblica possano essere assegnate a famiglie con redditi d’ingresso da 24.252 a 28 mila euro (da 1 a 6 componenti), che salgono a 40-44 mila se da lavoro dipendente (sempre crescendo, da 1 a 6 componenti della famiglia), la stessa Regione ha poi modificato i limiti di decadenza. Così si ha diritto a un alloggio solo se si rientra nei bassi redditi Erp, ma - una volta assegnato - possono salire fino a quasi quadruplicarsi, a ben 107 mila euro l’anno: solo superando questo tetto il Comune può (deve) disporre la decadenza del contratto, pretendendo indietro l’appartamento per assegnarlo ad altre famiglie più bisognose.
Le graduatorie Erp contano oltre 2800 domande di persone con i requisiti in ordine: ma solo 132 hanno ottenuto le chiavi di un’abitazione, in questi ultimi due anni. Tanto più davanti a tanta emergenza, con 150 sfratti per finita locazione al momento fermi e una crisi che sembra senza fine, negli ultimi mesi si sono fatte incalzanti le richieste di massima trasparenza sulle assegnazioni e i canoni d’affitto, sia all’interno della Consulta casa (Matelda Bottoni, rappresentante delle associazioni cittadine, su tutti) sia su Facebook, con la richiesta di pubblicazione online, così come previsto dalla norma. Il consigliere Udc Simone Venturini ha presentato una proposta di delibera in tal senso. Solo nelle scorse settimane, il Comune ha pubblicato sul suo sito l’elenco degli immobili di sua proprietà, ma sinora non l’ha accompagnato dalla pubblicazione ufficiale dei canoni e dal nome dei titolari. «Siamo in attesa di una risposta da parte del Garante della privacy», commenta l’assessore Filippini, «perché sono dati sensibili e si rischia di scatenare una “caccia alle streghe”. Ci è stato contestato un affitto di 20 euro al mese per un appartamento a San Marco: si tratta di una pensionata con 700 euro al mese, del 1936, che abita in 36 metri quadrati. I canoni sono quelli previsto dalla legge: non posso mettere la mano sul fuoco sui redditi di tutti i 5 mila inquilini del Comune, ma qui non ci sono casi di mala gestione: facciamo centinaia di controlli l’anno e, nel caso, scattano le decadenze». «Il decreto sulla trasparenza obbliga la pubblicazione di tutti i dati per garantire un controllo diffuso di tutti i cittadini, per capire chi ha beneficiato di un bene pubblico», è la replica dell’esperto di diritto e Web, Roberto Scano, «già nel 2011 ilgarante ha detto che vanno pubblicati tutti i dati dei beneficiari, tranne quelli sensibili sulla salute. Il Comune di Napoli si appresta a pubblicare 64 mila posizioni: perché Venezia non pubblica almeno indirizzi e relativi canoni dei suoi immobili?».
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