Cingalese assolto in appello, aveva preso 15 anni per omicidio

Era accusato di aver ucciso con una coltellata un connazionale in una casa di Santa Croce, per la Corte d’Assiste è innocente

In primo grado gli era stata appiccicata la patente di assassino ed era stato condannato a quindici anni di reclusione (il pubblico ministero aveva chiesto 18 anni e 9 mesi). Ieri, invece, la Corte d’assise d’appello presieduta dal giudice Daniela Perdibon ha assolto il cingalese Thu Wan Alì Latheef per non aver commesso il fatto dall’accusa di omicidio volontario. A battersi fin da principio per l’innocenza dell’imputato è stato il suo difensore, l’avvocato Tiziana Ceschin, che nella prima udienza del processo di secondo grado aveva chiesto alla Corte una perizia di medicina legale in modo da stabilire, partendo dalle ferite subite dai tre cingalesi presenti nella casa di Santa Ctoce, la dinamica dei fatti.

Ieri, il medico legale Massimo Montisci ha risposto alle domande del sostituto procuratore generale Maristella Cerato e dell’avvocato Ceschin, che per la difesa aveva nominato consulente il medico legale Carlo Schenardi. I due professionisti hanno sostenuto che le ferite riportate dall’imputato durante la lite in cui era rimasto coinvolto sono del tutto compatibili con la ricostruzione dei fatti da lui fornita .

Il cingalese era accusato di aver ucciso un connazionale, il 27enne Janeth Saminda Wickramanayake in un appartamento di Santa Croce, in campiello della Cazza il 10 aprile di tre anni fa. La Corte d'assise di Venezia lo aveva ritenuto responsabile di omicidio volontario dopo poco più di un'ora di camera di consiglio. Stando alla difesa, ad uccidere il giovane cingalese era stato un altro connazionale, che viveva assieme agli altri due.

Il processo si era svolto velocemente e in una delle udienza Latheef aveva ribadito la sua innocenza. Aveva sostenuto semplicemente di essere intervenuto per divide i due connazionali che stavano già litigando per questioni di denaro, ma che l'amico che lui cercava di convincere a lasciar perdere aveva estratto il coltello e aveva inferto il colpo mortale a Janeth. Teatro dell'omicidio era stato un bilocale in corte del Cazza dove si alternava una piccola comunità di cingalesi.

A un certo punto i rapporti tra gli inquilini erano diventati tesi e quella sera, secondo le accuse, Thu Wan avrebbe aggredito in salotto Jaeth Saminda, che gli chiedeva da tempo di contribuire alle spese dell'affitto. Dopo la lire era arrivata una telefonata che chiedeva l'intervento di un'ambulanza perchè un uomo si sentiva male. All'arrivo dei sanitari del 118, però, c'era ben poco da fare. Entrati nell'abitazione, avevano trovato il corpo di Saminda con due ferite da coltello all'addome ormai senza vita. Il terzo cingalese presente inizialmente si era anche costituito parte civile perchè era rimasto ferito seppur non gravemente, poi però aveva lasciato perdere. E, secondo l'imputato , quelle ferite leggere se l'era inferte da solo per far credere di essersi semplicemente difeso dall'aggressione di Saminda.

Giorgio Cecchetti

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia