«Ciao mamma, ti dobbiamo tutto»

Lacrime all’addio della donna morta dopo l’intervento chirurgico

CAVARZERE. «Ciao mamma, dobbiamo a te quello che siamo e quello che diventeremo». È stato questo uno dei passaggi più intensi del messaggio che Lucia e Camilla, le figlie di Alessandra Braga, morta a soli 42 anni dopo un intervento chirurgico, hanno voluto rivolgere alla loro madre, nel giorno del funerale. Una cerimonia alla quale, hanno partecipato centinaia di persone, molte di più di quelle che la piccola chiesa del paese poteva contenere e che, con le loro automobili, hanno riempito la strada principale e le vie arginali come qui capita solo quando c’è la sagra.

Il rito funebre è stato officiato dal parroco, don Andrea Rosada, che ha ricordato Alessandra come una persona «buona e gentile con tutti» e a lui si è affiancato, con un breve intervento, don Virginio Poletto, per molti anni parroco di Rottanova, che aveva cresimato, prima, e sposato, dopo, Alessandra e il marito Cristiano Pavanello. Don Virginio ha esortato parenti e amici di Alessandra a considerare la morte della donna come un passaggio, una trasformazione, e ha raccomandato di far buon uso del «tesoro» che lei ha lasciato loro con la sua opera a favore della comunità. Ma le parole più toccanti sono arrivate alla fine della cerimonia, quando lo stesso don Andrea ha letto i messaggi che i parenti non avevano voce per leggere. Le figlie hanno ricordato la figura della mamma come quella di «un’amica» di cui mancherà la «complicità».

«Sei andata via troppo presto, non abbiamo fatto in tempo a salutarti ma saremo sempre le tue figlie e siamo sicure che anche lassù servirà una come te: buona e sempre pronta ad aiutare tutti». Anche la sorella, Stefania, ha ricordato la forza di Alessandra, «una leonessa», con cui esisteva un rapporto profondo, «ci parlavamo con l’anima e ci capivamo col cuore» che coinvolgeva anche i figli di entrambe nella cura che loro, «prima mamme e mogli che donne», avevano l’una per l’altra. E l’amica suor Anna ha sottolineato le «opere di carità portate avanti in silenzio». (d.deg.)

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