Chiusi sei laboratori cinesi “lager”
CAVARZERE. Nell’ex scuola di Acquamarza adibita a tomaificio, a Cavarzere, tra le colle e i solventi c’era anche una culla da campeggio, rifugio di una bimba di tre anni: solo così la mamma la poteva tenere sotto controllo senza allontanarsi dal posto di lavoro. È l’immagine simbolo dell’operazione condotta dai carabinieri della compagnia di Chioggia con la collaborazione dell’ispettorato al lavoro e degli Spisal delle Asl di Chioggia e Riviera del Brenta: su 13 laboratori cinesi controllati, ne sono stati chiusi 6, sospesi perché avevano oltre il 20% dei lavoratori impiegati in nero e per inosservanze delle norme sulla sicurezza del lavoro. Tra questi 6 il tomaificio con la culla è stato anche sequestrato per gravi carenze sempre in materia di sicurezza sul posto di lavoro: nella stanza adibita a laboratorio, sparsi qua e là, c’erano solventi e altre sostanze infiammabili che, come spiega Antonello Sini, a capo della compagnia di Chioggia, «avrebbero potuto provocare un incendio, con inneschi a catena, in grado di incendiare l’intera struttura, metà laboratorio e metà casa». L’operazione dei militari da tempo impegnati sul fronte della sicurezza nei luoghi di lavoro, è scattata anche dopo il recente grave incendio scoppiato in un laboratorio a Prato, la capitale cinese d’Italia, nel quale sono morti sette operai. I controlli sono stati fatti soprattutto di notte e i numeri raccontano di 78 lavoratori controllati, 9 dei quali impiegati in nero. Quattro per ora le persone denunciate, due responsabili per il non rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro, uno perché irregolare in Italia, mentre il quarto è il proprietario dell’appartamento affittato all’irregolare. Le sanzioni amministrative ammontano invece a 50 mila euro. Per poter tornare a lavorare quanto prima i responsabili dei laboratori dovranno pagare, e regolarizzare i lavoratori trovati in nero che, guarda caso, al momento dei controlli, si trovano sempre al primo giorno di lavoro e così il pagamento dei contributi arretrati è di pochi spiccioli. Ma la novità principale di questa operazione è l’intervento dello Spisal i cui tecnici hanno imposto delle prescrizioni: fino a che non metteranno a posto le cose, i titolari del laboratori non potranno rimettersi in moto e rispondere alle ordinazioni, che non mancano mai. Perché se qualcuno pensa che sia una fetta di economia parallela a quella ufficiale si sbaglia di grosso: i 13 laboratori controllati infatti producono, in subappalto, tomaie per i marchi delle grandi firme, quelle che poi vendono le scarpe a centinaia di euro. Gli operai prendono circa 4 euro all’ora: risultano assunti per due ore al giorno, ma poi restano chini sulle loro postazioni anche per dodici ore. Dall’inizio dell’anno sono stati 40 i laboratori tessili e i tomaifici chiusi dai carabinieri della compagnia Chioggia: ad ogni controllo almeno 1 laboratorio sue 2presenta lavoratori in nero o luoghi di lavoro non a norma dal punto di vista della sicurezza.
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