Chiusa la centrale a idrogeno
Inaugurata nel 2010, un mega investimento da 50 milioni. Enel: «Lo scenario energetico è mutato»

MARGHERA (VE) CENTRALE A IDROGENO DELL'ENEL DI FUSINA. 02/07/2010 © - LIGHTIMAGE FUSINA CENTRALE A IDROGENO ENEL
MARGHERA. Tanti bei discorsi e buone intenzioni, sfavillanti inaugurazioni con tutte le autorità possibili e milioni di euro di investimenti finiti nel nulla. La centrale elettrica a idrogeno da 16 Mw costata ad Enel niente di meno che 50 milioni di euro e inaugurata in pompa magna nel luglio 2010 – accanto alla centrale termoelettrica Palladio – ha funzionato meno di due anni ed è stata definitivamente fermata all’indomani della chiusura del ciclo produttivo del cloro che la alimentava con i suoi scarti di produzione di idrogeno.
Si trattava di un impianto “sperimentale” finalizzato, nelle intenzioni di Enel, a verificare la fattibilità tecnica dell’impiego dell’idrogeno puro in turbine a gas per impianti di grossa taglia. La sperimentazione è riuscita ma la centrale è stata fermata e nessuno si è interessato a utilizzare la tecnologica adottata per costruire altre centrali del genere nel mondo.
«Seppure l’idrogeno destinato all’impianto sperimentale di Fusina provenisse direttamente dall’industria petrolchimica presente nell’area limitrofa alla centrale» spiega la stessa Enel in una nota «lo scenario di riferimento in cui si inquadrava la sperimentazione era quello di impianti di generazione elettrica a carbone basati su tecnologia di gassificazione con cattura della CO2 capaci di generare grosse quantità di idrogeno puro per produzione diretta di energia. La sperimentazione si è conclusa alla fine del 2012 e ha permesso di coprire tutti gli obiettivi tecnici del progetto. Il progetto di ricerca si e quindi concluso e le autorizzazioni per il funzionamento sono scadute».
«La causa della chiusura» come spiega Enel «è che «allo stato attuale il mutato scenario energetico, rende oggi l’idrogeno poco appetibile sotto il profilo economico per la generazione diretta di energia elettrica su grossa taglia. Alla luce di ciò e della strategia di Enel focalizzata a contrastare le emissioni di CO2 investendo sulla crescita della generazione da fonti rinnovabili, ulteriori sviluppi di questa tecnologia sono fermi in attesa che si evidenzi una convenienza economica ad utilizzi commerciali ad oggi non esistenti».
Analogo destino per i ricercatori dei laboratori sulle “nanotecnologie” aperti al Parco Vega di Marghera sotto l’egida della Regione chiusi per sempre due anni fa dopo una lunga agonia. Stessa sorte sembra essere toccata all’idrogeno che doveva essere utilizzato sia per alimentare i motori di vaporetti e autobus, sia da parte di Enel per produrre energia elettrica utilizzando quello di scarto che esce dall’impianto del cracking del Petrolchimico, tutt’ora attivo, oppure come combustibile a zero emissioni inquinanti che doveva far funzionare vaporetti e autobus dell’Actv.
Ma erano solo dei miraggi, e oggi il bilancio tra soldi spesi in ricerche e sperimentazioni e benefici di utilizzo il saldo è tutto in rosso.
L’Hydrogen Park, un consorzio pubblico-privato costituito in laguna nel 2003 con grandi prospettive, oggi è ancora in attesa della realizzazione del promesso distributore di idrogeno a Marghera ed è anche in attesa ormai da tempo della certificazione del vaporetto “Hepic” di Alilaguna – e ribattezzato “Scossa” dal Comune – con un motore ibrido a idrogeno e gas.
Resta una promessa non mantenuta anche quanto previsto dalla delibera approvata in Giunta comunale, su proposta del sindaco, nell’agosto dell’anno scorso che ratificava il protocollo d’intesa tra il Comune di Venezia e la “Fuel Cells and Hydrogen 2 Joint Undertaking” (FCH 2 JU) finalizzato allo sviluppo di applicazioni dell’idrogeno e delle celle a combustibile per la mobilità urbana sostenibile. Resta il fatto che il servizio di “car sharing” con auto a idrogeno non è mai decollato, come pure non si vedono in circolazione bus o vaporetti a idrogeno.
Tanto meno infine si è visto realizzato il progetto sulla “mobilità sostenibile” dell’industria automobilistica giapponese Toyota che, stando a quanto affermato dal sindaco nella primavera del 2016, doveva essere presentato entro 90 giorni.
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