Chiude Luxottica, lavoratori a Milano

Spinea. Dal primo gennaio i 21 dipendenti della sede informatica saranno trasferiti, ma già una decina ha rinunciato

SPINEA. Chiude a fine mese la sede di Luxottica di Spinea. E i 21 lavoratori informatici saranno divisi tra le sedi di Agordo e di Milano. Ma la metà di loro starebbe già pensando di lasciare l'azienda. La notizia della chiusura risale all’11 luglio scorso e il primo dicembre è stato siglato tra Luxottica e la Filctem Cgil di Mestre un accordo collettivo, approvato all’unanimità dai lavoratori, per l’avvio di una procedura di mobilità volontaria con incentivo all’esodo. «Chi non aderirà alla procedura verrà ricollocato ad Agordo o Milano con possibilità di scelta tra le due sedi solo formale, perché l’ultima parola su questo punto spetterà comunque all’azienda», dice l’rsa Filctem Cgil.

La sede di Spinea venne aperta nel settembre 2000 per reclutare personale informatico specializzato difficilmente reperibile sul mercato del lavoro bellunese. «È una vicenda molto triste», commenta il delegato, «perché anche se non abbiamo, per il momento, perso il posto di lavoro, verremo tutti spostati ad Agordo o a Milano, rispettivamente a 140 e 270 km dalla nostra attuale sede. Chi ha un coniuge con un’altra professione o impedimenti personali è quasi costretto, stante l’attuale mercato del lavoro, ad andare a vivere lontano dalla famiglia durante la settimana con un aggravio di costi e disagi a cui, nel lungo periodo, l’azienda non ci è venuta incontro adeguatamente, concedendo solo misure temporanee di sostegno al ricollocamento».

Ad oggi «circa una buona metà dei dipendenti di Spinea avrebbe manifestato all’azienda, più o meno formalmente, l’intenzione di andarsene. A settembre i lavoratori hanno tentato, tramite la Filctem Cgil di Mestre, di ottenere un incontro con i vertici aziendali, ma l’ex ad Cavatorta ha risposto “picche” anche a nome del cavalier Del Vecchio, adducendo come motivo i suoi numerosi nuovi impegni professionali (anche se più tardi Cavatorta, dopo Guerra, sarebbe uscito da Luxottica). I lavoratori avrebbero proposto soluzioni innovative e a impatto zero su costi aziendali, sociali e ambientali, quali ad esempio il telelavoro (che già svolgono da anni nella realtà dei fatti, comunicando quotidianamente in lingua inglese con i colleghi di tutto il globo e che è previsto anche dall’art. 28 del contratto collettivo del lavoro dell’occhialeria), ma è stato a tutti negato perentoriamente sin dal primo momento per “motivazioni organizzative”. Solamente ad una collega – che peraltro non afferisce al reparto informatico ma all’ufficio marketing di Milano – è stato invece riservato un trattamento “esclusivo” essendo stata “esclusa” dall’accordo collettivo, potendo usufruire del telelavoro che da tempo sta sperimentando da casa».

«La nostra vicenda va inquadrata in un contesto», continua l’rsa, «in atto da anni nei servizi informatici interni di Luxottica, di esternalizzazione e delocalizzazione in Cina dove, in questi ultimi tempi, i giovani colleghi del luogo con le nostre mansioni sono cresciuti numericamente in maniera esponenziale. Ricordo, a tale proposito, le pressioni di un anno fa su alcuni nostri colleghi di Agordo affinché aderissero “spontaneamente” alla mobilità volontaria o accettassero di essere demansionati, con lo spauracchio di un possibile licenziamento per giustificato motivo. Per cercare di uscire con le ossa il meno rotte possibile da questa situazione, è stata fondamentale l’opera del segretario della Filctem Cgil di Mestre a cui si sono affidati i lavoratori tutti uniti. All’inizio erano stati convocati da Luxottica anche i tre segretari bellunesi di Femca, Filctem e Uiltec che poi, però, sono usciti di scena.

Solo la Filctem ha firmato la nostra richiesta di incontro con Del Vecchio il settembre scorso». (p.d.a.)

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