Chiude lo showroom di Pauly, immobile in vendita

Venerdì l'asta a partire da 1,1 milioni. Ci sono dei pezzi storici, come il centrotavola di Cappellin quando nel 1938 Hitler andò a Roma, accolto da Benito Mussolini. 

VENEZIA. Fino ad un paio di anni fa le vetrine dello showroom di Pauly si affacciavano sul salotto di Piazza San Marco. Prima ancora, l’esposizione dei vetri di Murano era a palazzo Bianca Cappello sul rio della Canonica, a due passi dall’area marciana.

Nel 2017 il tribunale di Venezia ha sancito il fallimento della Miva srl, acronimo di “Manifattura italiana vetri artistici”, società dell’imprenditore Umberto Ronsisvalle che nel 2016 aveva acquisito la Pauly. Una chiusura che rappresenta l’ennesimo tassello della crisi del vetro che da anni sta mettendo l’isola in ginocchio.

Venerdì prossimo i vetri griffati Pauly, su progetto di vari designer, andranno all’asta.



Nove lotti in vendita, comprendenti centinaia di articoli tra vasi, specchi, lampadari, oggetti d’arredamento. Si parte da una base d’asta complessiva di 1,1 milioni di euro. Pezzi unici, vere e proprie opere d’arte a partire dagli anni Trenta-Quaranta fino a inizio del Duemila. Come un centrotavola del maestro Cappellin realizzato nel 1938 in occasione della visita di Adolf Hitler a Roma, accolto da Benito Mussolini.

L’opera è attualmente uno dei pezzi di rilievo della mostra “La vetreria M. V. M. Cappellin e il giovane Carlo Scarpa 1925-1931” allestita all’Isola di San Giorgio. Se il centrotavola verrà battuto all’asta, il compratore sarà vincolato a lasciarlo in prestito alla mostra fino alla chiusura.L’opera non è acquistabile singolarmente, ma fa parte del lotto 7 “Vetreria fornace e sopramoleria”, con base d’asta fissata da Mario Tucci, commercialista veneziano nominato curatore fallimentare, a 639mila euro.

Un prezzo, questo, praticamente dimezzato rispetto alla prima vendita, come previsto dalla normativa sulle aste fallimentari. L’esperimento di vendita fissato per venerdì (le offerte dovranno arrivare il giorno precedente al curatore fallimentare) è il terzo, dopo che i due precedenti, a parte un paio di lotti, sono andati deserti. La prima asta aveva avuto un valore-base complessivo di oltre 2,1 milioni di euro. Ora in vendita ci sono, tra gli altri lotti, uno esclusivamente composto da vasi (30mila euro), uno di specchi (59mila euro), i pezzi in sala mostra (117mila euro) e quelli compresi nella dicitura “Scaffali 2 piano” (127mila euro), oltre a ceramiche e bronzi (15mila euro).

Qualora i “gioielli” della Pauly trovassero un nuovo proprietario, gli incassi serviranno a saldare parzialmente i creditori. Anzitutto una ventina di dipendenti (tra il comparto commerciale e quello amministrativo) che avanzano ancora qualche centinaia di migliaia di euro. Miva era fallita, infatti, senza aver saldato gli stipendi. Poi ci sono alcuni professionisti che attendono ancora le proprie parcelle.

Negli anni d’oro della Pauly, i dipendenti arrivavano ad una settantina e la fornace in Fondamenta dei Vetrai a Murano era in piena attività. All’inizio degli anni Duemila, avevano iniziato a spirare i primi venti della crisi che erano andati via via diventando sempre più forti. Nel 2008 Pauly aveva ceduto la propria fornace ad un’altra vetreria, continuando a restare sul mercato con la commercializzazione dei pezzi stoccati nei magazzini.


Tra il 2015 e il 2016, il tentativo di Ronsisvalle di traghettare la Pauly fuori dalla crisi che stava colpendo anche altre realtà conosciute nel mondo del vetro muranese. Un tentativo, attraverso l’acquisizione della Pauly con la Miva srl, che si era rivelato un buco nell’acqua. La società aveva accumulato circa tre milioni di debiti, di cui due solo nei confronti dell’Erario. A febbraio dello scorso anno, la pietra tombale sulla ex Pauly messa dal tribunale fallimentare. Ora il tentativo di piazzare il patrimonio della vetreria, continuando così a far vivere i fasti dell’azienda storica. —
 

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