Chirurgia plastica denuncia per lesioni
Intervento di chirurgia plastica andato male, scatta anche la denuncia per lesioni. Il legale della cinquantenne di Musile, l’avvocato Angelo Lorenzon, la quale ha subìto in una clinica di Padova un delicato intervento chirurgico al volto e al naso, adesso ha deciso di denunciare il chirurgo anche per questo reato dopo aver chiesto mezzo milione di euro di risarcimento danni.
L’odissea per questa signora elegante non è ancora terminata. Dopo l’intervento, che ha comportato anche un ritocco al naso, ha iniziato a non respirare più bene e a non dormire. È stata ricoverata anche all’ospedale di Vienna, suo paese natale, poi visitata dal medico legale Antonello Cirnelli per accertare le disfunzioni patite.
La trafila giuridica è iniziata da tempo e il legale di famiglia è all’opera. La signora, con il marito, ha recentemente registrato anche un’intervista per la trasmissione di Rai1 che si chiama “Petrolio”. «Abbiamo intentato una causa penale e civile contro il dottor Pallaoro di Padova», spiegano Luigino Maschietto e la moglie Gabriele, di origine austriaca, «ci sono inoltre altre novità, come la mancanza della cartella clinica da noi richiesta. L’intervento di blefaroplastica, lifting e rinoplastica sono stati inoltre eseguiti in un’ora da un unico medico, cosa impossibile da realizzare se non da qualcuno che non ha assolutamente rispettato tutte le precauzioni e le attenzioni all’esecuzione dell’operazione».
La donna oggi non può essere curata perché i medici si rifiutano di prendere in carico la responsabilità di eseguire un intervento di recupero non avendo una chiara visione di quello che è stato fatto precedentemente. «L’elenco potrebbe continuare», aggiungono marito e moglie, «e tutto verrà fuori con il tempo e il progredire della vicenda giudiziaria».
Il legale della famiglia, l’avvocato Lorenzon, è alquanto perplesso in merito all’accaduto: «La mia cliente fatica a respirare, non dorme, oltre a non avere avuto un risultato soddisfacente dal punto di vista estetico. Inoltre abbiamo scoperto che al momento dell’operazione, prima di entrare in sala operatoria, le è stata fatta firmare una carta che eleggeva il domicilio presso l’ambulatorio, una cosa davvero mai vista». (g.ca.)
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