Chioggia, invalido su sedia a rotelle prigioniero nella casa Ater

Il dramma nella frazione di Cavanella dove l’uomo invalido al 100% è segregato. La figlia ha chiesto aiuto agli uffici comunali per mesi senza avere una risposta

CHIOGGIA. Invalido al 100% e costretto su una sedia a rotelle doppia perché obeso, prigioniero in un appartamento Ater al secondo piano, con ascensore inutilizzabile e spazi che non permettono movimenti in sicurezza. Da un anno Katiuscia Frizziero lotta per dare al papà invalido una casa confortevole in cui possa compiere i gesti quotidiani di base, come andare in bagno, senza rischiare di farsi male. La signora ha chiesto il trasferimento in un altro alloggio Ater, ma al momento il Comune non ha dato riscontro alla sua richiesta.

«Non so più che fare e a chi rivolgermi», spiega la signora Frizziero, «mio papà non può più stare in quella casa perché non è adatta alla sua nuova condizione. Quando si trasferì lì, nel 2012, era invalido al 60%, poi la situazione è peggiorata e da un anno è stato riconosciuto invalido al 100%. Non può fare nulla da solo e si muove su una sedia a rotelle doppia perché pesa 140 kg. Non riesce a passare per la porta del bagno e quindi dobbiamo sempre sollevarlo in due e farlo entrare piano piano. Non ci sono le maniglie scorrimano e quindi rischia sempre di cadere. È già successo e ha rotto una porta. Siamo al secondo piano, l’ascensore è inutilizzabile e di fatto è segregato dentro l’appartamento. Persino quando chiamiamo la Croce verde per emergenze hanno grosse difficoltà a trasportarlo».

Il signor Vincenzino Frizziero, 69 anni, vive a Cavanella con la moglie e un figlio di 25 anni. Fino alla primavera dello scorso anno, l’alloggio Ater non creava alcun problema. «Le cose sono cambiate con l’aumento dell’invalidità», spiega la figlia, «da anno busso alle porte dei servizi sociali, dell’ufficio casa e dell’Ater. L’Ater mi ha spiegato che gli alloggi vengono gestiti dal Comune, allora ho rivolto le mie richieste agli uffici comunali ma non riesco a venirne a capo. Prima un assessore, poi le elezioni amministrative, poi un nuovo assessore. Mi dicono di fare domanda. Ho già espletato tutta la procedura burocratica. Quello che chiedo è solo un appartamento in cui mio padre possa vivere con dignità e in sicurezza. So per certo che a metà marzo si libererà un appartamento a Sottomarina, al piano terra, con rampe per disabili e ascensori. Ho chiesto che venga trasferito lì, ma mi dicono che c’è una graduatoria da seguire. Mio padre ha già titolo per l’alloggio pubblico, perché non possono trasferirlo?».

Katiuscia Frizziero ha fatto anche una sortita nell’ultima seduta del Consiglio comunale cercando di farsi notare per portare all’attenzione il suo caso. «Non so se ho sbagliato», spiega, «sono disperata e ho cercato di parlare con chi di solito si fa fatica a trovare. Ho parlato con un assessore e un consigliere, ho rispiegato la mia situazione e mi hanno detto che si informeranno. So già che l’alloggio che si libererà finirà per essere occupato da qualche abusivo, magari con figli piccoli, che non potrà più essere sfrattato. Io non voglio fare l’abusiva, voglio rispettare le regole, ma qualcuno deve darmi delle risposte».

 

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