Chioggia, il caso Gpl. «Pronti a chiedere aiuto a Di Maio»
CHIOGGIA. Tutti a Roma per bussare alla porta di Di Maio. Amministrazione comunale e No Gpl vogliono tentare la strada, suggerita anche nella sentenza del Tar che si è pronunciato martedì sul ricorso intentato dalla Costa Bioenergie contro l’ordinanza del Comune per il ripristino dei luoghi, dell’annullamento del decreto interministeriale (Mise e Mit) che diede il via libera all’impianto gpl nel maggio 2015.
Entro un mese il comitato vorrebbe portare a Roma le sigle politiche e economiche della città e incontrare i neo ministri Luigi Di Maio (Sviluppo economico) e Danilo Toninelli (Infrastrutture). Incontri che, almeno sulla carta, dovrebbero essere facili da ottenere tenendo conto che si tratta di ministri grillini con cui l’amministrazione è in piena sintonia. La sentenza del Tar, che ha accolto il ricorso di Costa Bioenergie sostenendo che l’autorizzazione paesaggistica fosse inclusa nel via libera comunale del 2014, ha amareggiato la città, ma ha anche suggerito una nuova strada da battere, peraltro già più volte ipotizzata dal comitato. Dato che il via libera ultimo e onnicomprensivo parte da Roma, a Roma bisogna tornare per chiedere che l’iter sia rivisto. Lo stesso sindaco Alessandro Ferro qualche settimana fa aveva auspicato che i Cinque stelle entrassero nel Governo per avere degli interlocutori diretti su temi centrali per il futuro della città: gpl, Romea, Legge Speciale, mercato ittico.
Quegli auspici sono diventati realtà e Di Maio, che già nella campagna elettorale comunale del 2016, si era preso l’impegno di fare il possibile per fermare l’impianto, oggi siede proprio nel posto che permette di dare concretezza a quelle promesse, guidando il Mise. «Abbiamo già chiesto come gruppo consiliare», spiega il consigliere M5S, Daniele Padoan, «di poter incontrare Di Maio e Toninelli per verificare la possibilità di riaprire il procedimento autorizzativo convocando una nuova conferenza dei servizi che si occupi di tutti quegli aspetti che sono stati “dimenticati” nelle precedenti».
Il Consiglio comunale aveva deliberato qualche mese fa, su proposta del consigliere Marco Dolfin, di organizzare una grande manifestazione a Roma in cui tutte le forze politiche e le sigle di categoria chiedessero di riaprire il “caso gpl”. «Quell’idea va assolutamente messa in pratica», spiega Roberto Rossi, presidente dei No Gpl, «ma non dobbiamo limitarci a andare a Roma con le bandiere e sfilare sotto il parlamento. Dobbiamo andare a Roma e incontrare anche i due ministri e lo dobbiamo fare entro un mese. Già lo sapevamo, ma lo ha ribadito nero su bianco la sentenza del Tar, che il Mise ha oggi il potere di fermare l’iter. Tutto quindi dipende da Di Maio».
Una copia della sentenza, che tra le righe dice anche che il percorso autorizzativo non è regolare, sarà spedita anche alla Procura della Repubblica dove un pool di quattro magistrati sta indagando su alcune ipotesi di reato. «I giochi non sono chiusi», spiega il vicesindaco Marco Veronese, «la sentenza del Tar non è positiva, ma ricorreremo in appello. C’è poi la partita aperta in Procura, gli elementi emersi nelle ultime settimane sulla necessità di variante al Piano regolatore del porto per modificare la destinazione d’uso del porto e i margini di manovra del Mise».
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