Chioggia, i profughi con i volontari a pulire la barena
CHIOGGIA. Erano oltre un centinaio dispersi nelle barene tra il ponte translagunare e il territorio di Valli, e raccoglievano rifiuti nei grandi sacchi blu.
L'iniziativa, denominata “Alla scoperta della laguna Sud” era stata organizzata da cooperative sociali e associazioni di volontariato (Titoli Minori, Terra Viva, Amico Giardiniere, ecc.) e, apparentemente, era una delle varie giornate in cui gruppi di persone di buona volontà cercano di pulire dove altre persone, socialmente più “disinvolte”, sporcano, Ma chi avesse avuto l'occasione di guardarli da vicino, si sarebbe accorto che questi volenterosi non erano solo italiani. Anzi, la maggior parte di loro erano di colore piuttosto scuro. «Abbiamo voluto coinvolgere i profughi ospitati a Chioggia, Cavarzere e Villa Regia» spiega Andrea Bonaldo, presidente della coop Terra Viva «non è stato difficile: glielo abbiamo chiesto e tutti hanno aderito, senza nessun problema. Fianco a fianco, italiani e stranieri, uomini e donne, hanno ripulito un tratto di barena, raccogliendo ben 220 sacchi di rifiuti: un modo per favorire l'integrazione e per dimostrare che questi “ospiti” possono dare qualcosa alla comunità».
L'iniziativa, però, non è nata per “far lavorare” i richiedenti asilo, come ha chiesto recentemente il ministro dell'interno Alfano, «semmai è stato Alfano a prendere spunto da ciò che fanno, ogni giorno, le associazioni di volontariato» spiega don Marino Callegari, della Caritas. Il problema è anche normativo: la gestione dei richiedenti asilo, basata sulla convenzione di Ginevra «richiede tempi lunghi, anche a causa del loro numero e non consente di farli lavorare in senso proprio» spiega don Marino, inoltre molti di loro si fermano per brevi periodi e, quand'anche trovassero un impiego, un'eventuale rifiuto dello status di rifugiato li obbligherebbe a lasciare tutto di punto in bianco. Ecco perché «l'unica possibilità oggi esistente è inserirli in azioni di volontariato».
A questo scopo la Caritas, a Chioggia, organizza per loro dei corsi di italiano, tre volte a settimana e attività sportive. Ma questo non basta.
«L'anno scorso» aggiunge Andrea Bonaldo «ad alcuni abbiamo insegnato delle tecniche agricole, ma poi non c'è stato seguito». Altre attività potrebbero essere piccoli laboratori artigianali, sempre nell'ambito del volontariato. Intanto, però, prevale ancora la diffidenza verso di loro.
«La prossima volta» dice Bonaldo «organizzeremo una pulizia in città, per far vedere a tutti che l'integrazione è possibile».
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